“Fiorilli usa il moralismo per negare le evidenti responsabilità dell’amministrazione comunale”, tuona così, in una nota, Maurizio Acerbo contro le parole del vicesindaco, che ieri aveva condannato il botellón come “l’impresa di cinquemila giovani che sabato scorso hanno deciso di ritrovarsi presso la spiaggia libera della Madonnina per ubriacarsi insieme e, in taluni casi, per fare uso di sostanze stupefacenti, riducendo il patrimonio pubblico in una latrina”. Vero è che all’alba di domenica, la spiaggia e i marciapiedi circostanti erano rivestivi da un tappeto di rifiuti, con macchie di vomito sparse qua e là, andando perfino contro l’esplicito invito pubblicato su Facebook a portare via le bottiglie che avrebbero animato la festa; altrettanto vero è, però, che oltre agli ordinari cestini non erano stati predisposti né secchioni aggiuntivi né latrine chimiche, come avviene per qualsiasi evento di massa quali concerti o partite, tipo quelle costate al Comune 5mila euro per essere installate a piazza Salotto in occasione del concerto del Primo maggio. Fiorilli si barrica dietro un “manifestazione senza alcuna richeista di autorizzazione preventiva obbligatoria”.
Acerbo prende e smentisce, forte del dialogo avuto direttamente sabato sera sul posto con i funzionari di polizia: ““L’amministrazione sapeva del raduno di giovani sulla spiaggia libera della madonnina visto lo spiegamento di forze presenti dalla Polizia alla Guardia di Finanza alla Croce Rossa ai Vigili Urbani. Il Questore ha sicuramente informato sindaco e Giunta della notizia che sui social networks girava questo appuntamento di massa. Anzi sono sicuro che l’atteggiamento da tenere sia stato concordato con l’amministrazione comunale, avendo scioccamente concordato che le forze dell’ordine avrebbero impedito l’accesso alla spiaggia libera (cosa poi risultata impossibile) questi amministratori non si sono preoccupati di prendere alcun provvedimento. Io sabato c’ero e ho constatato non solo l’irresponsabile assenza della giunta ma che non erano stati nemmeno posizionati bagni chimici né cestini o bidoni sulla spiaggia”. Insomma, se si sapeva (e si sapeva) che cinquemila ragazzi sarebbero arrivati alla Madonnina, tanto che perfino in autostrada i cartelloni luminosi davano indicazioni, sarebbe bastato davvero poco per predisporre l’area adeguatamente. E seppur non si sapeva, così come è stato allestito un ospedale da campo a manifestazione in corso, allo stesso modo si potevano portare in zona dei “bidoni d’emergenza”. Sono stati parecchi i ragazzi che domenica mattina hanno riempito sacchi d’immondizia, ma arrivato di fronte ai cestini dell’attiva stracolmi, non hanno saputo dove gettarli. Fermo restando che la stragrande maggioranza è andata via lasciando più di quello che aveva trovato a terra. Dei bisogni fisiologici, poi, sembra scontato anche parlarne: la soluzione più gettonata, bagni chimici assenti, è stata rivolgersi all’Adriatico, sesso permettendo. “Insomma, quella che il vicesindaco definisce “latrina” è responsabilità della Giunta comunale e della sua inerzia di fronte a un evento spontaneo di cui però era stata informata in anticipo”, commenta Acerbo.
Se poi, Fiorilli, come amministratore, scongiura l’evento come promotore di dipendenza alcolica, “che non possiamo prendere ad esempio né tantomeno ritenere divertente, per un’amministrazione che da due anni sta lavorando con il Servizio di alcoologia della Asl di per disincentivare l’abuso di alcol tra i giovani”, Acerbo riflette su tutti gli altri week-end dell’anno, passati dai ragazzi tra i locali di Pescara Vecchia e le piste delle discoteche estive sul Lungomare: “Trovo stucchevole che si usino strumentalmente questioni serie come la lotta all’alcolismo facendo finta di non sapere che gli alcolici sono in vendita in tutti i locali e gli stabilimenti balneari della città. Se i giovani bevono nei stabilimenti dei suoi amici l’alcool fa miracolosamente bene alla salute?”, chiede a Fiorilli, “Invece di stare lì in mezzo ai propri giovani concittadini per gestire la situazione e cercare di comprendere il fenomeno – come sarebbe doveroso per un’amministratore comunale – il vicesindaco Fiorilli lancia addirittura anatemi da ayatollah iraniano contro un nuovo fenomeno che andrà arginato”, aggiunge rimproverando l’assenza al party di protagonisti istituzionali.
Annullato il secondo atto. Che il fenomeno “rischi” di diventare tale è quasi certo, dato che per l’8 luglio il popolo di Facebook aveva già organizzato il “Botellón in spiaggia – Atto Secondo!!!”, che ad oggi raccoglie già 4900 iscritti. “Fiorilli chiederà l’intervento della celere?”, chiede ancora, ironicamente, il consigliere rifondarolo. Non serve: i giovani si sono autocensurati. “Ragazzi onde evitare problemi politici visto che ci sono stati richiami l’evento è annullato…anche Comune e Questura non vogliono l’evento per questo siamo costretti ad annullarlo…ci dispiace per le adesioni….io ho solo postato l’idea dell’evento…ma risulto legalmente come organizzatore… dato che qui non sto organizzando nulla, e non posso avere né io né gli altri figuranti come ideatori problemi legali o richiami da enti, questure e quant’altro abbiamo deciso di annullare…non si tratta di non avere le autorizzazioni…a quanto pare il Porcile dell’altra volta ha scatenato l’inferno…”. A parlare, anzi, postare su Facebook, è Botellon Chupito, uno degli “involontari” organizzatori del nuovo party in spiaggia.
Per questa volta le proposte dei ragazzi erano tante e positive, consci di un bisogno di autocritica che aveva portato ad evidenziare ulteriormente l’invito a lasciare pulita la spiaggia: “vogliamo le fornacelle sulla spiaggia e ragazzi addetti alla pulizia…cuscì dopo non si possono lamentà più di tanto”, ha scritto Luca Ridll, mentre altri stavano organizzando per autorizzazioni e impianti stereo per installare un’area musicale. Non mancavano le lamentele: “si lamentano che sia una festa non autorizzata e che la spiaggia era ridotta un porcile…ma non mi sembra che quando ci sta la festa di s. Andrea (festa autorizzata tutti gli anni) le strade e le spiagge sembrano tanto meglio…”, protesta Fabio Caldarelli, mentre Davide Desiderio lascia a chiare lettere un esempio di civiltà: “Ci sarò volentieri, intanto sto cercando un mazzo di chiavi (macchina+varie), mi hanno detto che qualcuno (forse di Sulmona) le ha ritrovate…fammi/fatemi sapere. Nel cercare le mie, ho trovato un mazzo di chiavi di una macchina, un portafoglio e altre cose varie. Contattatemi se vi riguarda e…ci vediamo a lugliooo!” Tutto annullato, per ora: si tratta sempre di una adunata collettiva spontanea che potrebbe ripresentarsi in qualunque luogo e in qualsiasi momento. Il tempo di qualche clic su Facebook.
Chiuso il gruppo su Facebook: censura? Evidentemente contattati dalle autorità, tramite i vertici italiani del social network, gli amministratori del gruppo ‘Botellon in spiaggia: atto secondo’, dopo aver annunciato l’annulamento intorno alle 20:30 di questa sera, hanno dapprima aggiunto al titolo a caratteri cubitali ‘EVENTO ANNULLATO’; poi, probabilmente a causa di alcune vibranti e poco eleganti proteste espresse con i commenti ai messaggio di aggiornamento, dalle 21:30 circa il gruppo è stato rimosso definitivamente dalla rete. Nel frattempo, Botellon Chupito aveva più volte spiegato, non celando timori, di essere stato considerato responsabile legale della manifestazione, in quanto l’utilizzo di Facebook attribuisce responabilità civili.
Non è comunque il primo caso di diffida nei confronti di un botellon: il 24 maggio scorso, il party di Padova, organizzato sempre in rete, era stato controllato per ordinanza della Questura da centinaia di agenti, mentre il sindaco aveva vietato il possesso pro-capite di bottiglie con capacità superiore ad un litro d’alcool. Leggere l’ordinanza per credere.
Daniele Galli