Pescara. Due mesi di minacce, danneggiamenti e, soprattutto, estorsione ai danni di due pakistani, titolari di fast food nel pieno centro cittadino: sgominata dalla polizia una banda di 4 pericolosi bulli minorenni. Il capo ha solo 14 anni.
Quattordici anni, ma una sprezzante e pericolosa inclinazione al crimine e un prepotente desiderio di affermazione della propria personalità: questo il profilo del capo della baby-gang tracciato questa mattina in conferenza stampa dal Capo della Squadra Volante di Pescara, Alessandro Di Blasio, e dal Sostituto Commisario Stefania Greco. Un profilo psicologico che, aggiunto alla minacciosa stazza fisica, hanno indotto due cittadini pakistani, titolari di paninoteche etniche (i cosiddetti “kebabbari”) del centro cittadino a ritardare la denuncia dei crimini. Da metà marzo, infatti, la baby gang composta dal “capetto” quattordicenne e altri 3 elementi di età non superiore ai 17 anni, vessava i 2 mediorientali, tra di loro apparentati, che da poco erano giunti in città per aprire onestamente 2 fast food; non risparmiandosi, a margine, di infastidire i giovani clienti.
Si torna a parlare, ancora una volta, di bullismo, ma in questo caso, come ha sottolineato Di Blasio, “sfociato in una grave escalation di reati”. Alle spalle il classico retaggio sociale: genitori pregiudicati, ben noti alle forze dell’ordine, situazioni familiari già interessate dall’intervento dei servizi sociali: “E quando non c’è la possibilità di seguire e gestire direttamente la vita del proprio figlio in questi ambienti,” ha spiegato Stefania Greco, “spesso si arriva a episodi di questo genere”. Ragazzi che hanno abbandonato la scuola subito dopo averne assolti gli obblighi, il capo sin dall’età di 13 anni, anche perchè espulso da tutti gli istituti cittadini; perdigiorno insomma, che si incontrano per strada e si “divertono” a seguire l’esempio della società malavitosa che li circonda. “La rete dei bulli funziona così”, illustra Di Blasio, “il capo trascina il gruppo con i gesti più incisivi, e gli altri si sfidano ad imitarlo per affermarsi ai suoi occhi”. Per tutti piccoli ma numerosi precedenti: possesso di materiale da scasso, furto di motorini, tentati furti di automobili, aggressioni, risse, possesso di hashish, procurato allarme. Un gruppo giovanissimo ma astuto, che ha individuato la preda facile nei due pakistani: spaesati dalla breve permanenza in città, di indole mite e timorosa, refrattari a rivolgersi alle forze dell’ordine per evitare particolari controlli, o psicologicamente vittime indirette della propria condizione di straniero. La “forza” del gruppo “ha completamente annullato la volontà dei giovani proprietari”, continua Di Blasio.
Tutto è cominciato a metà marzo, poco dopo l’apertura delle due paninoteche: la gang, inizialmente, si recava negli esercizi cominciando ad infastidire i ragazzi presenti, chiedendo prepotentemente 5 euro o l’uso del telefonino, spintonando o rubando qualche cappellino. Dai due pakistani invece, pretendevano il servizio al tavolo, di pagare un solo panino invece di cibo e bevande per tutti e 4, fino ad arrivare all’estorsione vera e propria sotto minacce. Il più colpito è stato il più giovane e mingherlino dei due extracomunitari, mentre l’altro, più possente, ha provato a farsi valere e a cercare di evitarsi grane con l’astuzia; senza risultati però: “Nei primi giorni”, ha riferito il Capo della Volante, “uno dei due titolari ha cercato di sedare un episodio simulando la chiusura anticipata della paninoteca; i 4 si sono allontanati per poi tornare immediatamente a spaccare completamente la vetrata con un martello, per rimarcare la propria forza criminosa”. L’escalation è così cominciata, passando alle minacce con tanto di insulti razziali: “Brutto pakistano di m. ti taglio la gola”, “Dacci quello che vogliamo o ti bruciamo il locale”, alle violenze: “Passavano dietro il bancone, dirigendosi verso la cassa, buttando sulla merce esposta il cappellino dei paninari che gli si paravano davanti”. C’è voluto parecchio alle due vittime per superare la propria paura e rivolgersi alle volanti; ma per gli stessi poliziotti risultava difficile ricollegare le “comuni” segnalazioni di ragazzini molesti all’attività ripetuta di una banda “fissa”. Dopo 7-8 giorni di segnalazioni ripetute, la Volante è passata all’appostamento in borghese, appurando così che la baby-gang agiva con regolarità quasi quotidiana, guidata insolitamente dal più piccolo; indagini difficili e delicate, data anche la condizione minorile dei coinvolti. Il pomeriggio del 28 marzo 3 dei 4 venivano così condotti in Questura per essere identificati, e anche in quell’occasione il “capetto” si dimostrava arrogante nei confronti degli stessi agenti, aggressivo, “senza alcuna paura”. Particolare chiave per assegnarli il ruolo predominante, insieme agli 8 interventi perpetrati nei suoi confronti da Carabinieri e polizia nei successivi 15 giorni.
La banda non aveva mostrato, infatti, alcuna intenzione di fermarsi dopo la segnalazione alla Questura, anzi, la stessa sera, dopo essere stati riaffidati ai genitori, si erano recati all’esterno di una delle due paninoteche a minacciare nuovamente il pakistano che li aveva denunciati, mimandogli il taglio della gola. Il Gip dell’Aquila Silvia Reitano ha così deciso, di inoltrare il procedimento di custodia cautelare per il “capetto” e altri due complici, finiti nel carcere minorile romano di Casal Di Marmo su richiesta del Pm del tribunale dei minori Anna Passannanti, con le accuse di estorsione, danneggiamento, ingiuria, danneggiamento e violenza privata. Il quarto componente, invece, rimane al momento libero da provvedimento, essendo già disposto in una casa-famiglia della provincia per precedenti cause di natura civile. “Quando si tratta di minori, i provvedimenti si elargiscono come misura principalmente rieducativa, non punitiva”, ha approfondito il Sostituto commissario Greco, “e in questo caso si potrebbe ritenere sufficiente la condizione già in atto per il ragazzo”. Per gli altri, invece, le virtù criminali avrebbero condotto ad una breve strada verso le porte di un carcere.
Daniele Galli