Pescara, Operazione Cuba Libre: 18 arresti e 3 night club sequestrati

night_clubPescara. La Squadra Mobile di Pescara ha smantellato un’associazione per delinquere, che agiva tra le province di Pescara, Chieti e Rieti, dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, allo sfruttamento della prostituzione e allo spaccio di droga.

Giovani donne, soprattutto cubane, venivano reclutate come ballerine, ma in realtà venivano avviate alla prostituzione in alcuni night club che, per questo, sono stati sottoposti a sequestro preventivo. E’ stato contestato anche il reato di violenza sessuale commesso da alcuni dei titolari dei locali notturni che, abusando del loro ruolo di datori di lavoro, con la minaccia di licenziare le ragazze e di rimandarle nei loro paesi di origine, le costringevano ad avere rapporti sessuali con i clienti dei night.

L’operazione, denominata Cuba Libre, si è conclusa all’alba di questa mattina dalla Squadra Mobile di Pescara, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica (Pm Silvia Santoro) e coordinata dal Servizio Centrale Operativo di Roma.

Un’indagine che ha portato il Gip del Tribunale di Pescara, Guido Campli, ad emettere 18 misure cautelari, di cui 12 in carcere e 6 agli arresti domiciliari, e tre provvedimenti di sequestro preventivo di altrettanti night club, in corso di esecuzione in tre diverse province (Pescara, Chieti e Rieti), con l’impiego di quasi cento agenti delle relative Questure ed il contributo del Reparto Mobile di Senigallia.

I night sequestrati sono “El Patio”, a Borgorose (RI), il “Taix International Club Srl”, a Francavilla al Mare e il “Mato’S”, a Fara Filiorum Petri, in provincia di Chieti.

L’attività d’indagine ha preso il via nel mese di novembre 2009 con l’invio di un esposto anonimo dal cui contenuto emergeva che un soggetto di origine cubana, conosciuto come “Omar”, risultava essere componente di un sodalizio criminale dedito al reclutamento, all’induzione ed allo sfruttamento della prostituzione di giovani donne di origine cubana.

Alla luce dei pochi elementi di indagine forniti, l’uomo in questione, ritenuto a capo del sodalizio criminale, è stato identificato in Omar Morejon, cittadino cubano residente a Montesilvano.

Per dare riscontro agli elementi d’indagine, sono state avviate le operazioni di intercettazione di alcune utenze telefoniche e di una casella di posta elettronica. Elementi, questi, che hanno confermato l’esistenza di un’associazione criminale dedita, tramite impresari italiani e stranieri, al reclutamento all’estero di giovani donne, prevalentemente cubane che, dopo essere state illuse circa la possibilità di ottenere un regolare lavoro in Italia, venivano invece avviate al mercato della prostituzione, in particolare all’interno di alcuni locali notturni.

I membri dell’associazione criminale si occupavano della preparazione della documentazione necessaria per l’ingresso e la permanenza delle giovani straniere sul territorio nazionale.

Nel corso delle indagini è emerso che due sono state le tecniche utilizzate dall’organizzazione per far entrare e per favorire la permanenza illegale nel territorio dello Stato delle ragazze: la prima tecnica di elusione della normativa in materia di disciplina dell’immigrazione è stata fondata sull’utilizzo “improprio” dello strumento del permesso di soggiorno per motivi di contratto artistico (la cui durata non può essere superiore a tre mesi). La seconda tecnica è stata fondata sull’utilizzo improprio dello strumento del matrimonio, che in realtà era fittizio e si caratterizzava per essere contratto tra giovani ragazze straniere e soggetti italiani, quasi sempre molto più grandi di loro e, spesso, pregiudicati, tossicodipendenti, nullafacenti, o, comunque emarginati sociali.

Le giovani vittime, per non deludere le aspettative della principale figura criminosa del sodalizio, Omar appunto, il più delle volte si sentivano anche obbligate ad aderire alle richieste dei clienti, visto che, in caso contrario, sarebbero state penalizzate con licenziamenti improvvisi o trasferite in altri locali notturni, spesso frequentati da clienti poco cortesi. In molti casi veniva prospettata loro anche l’eventualità di essere rimpatriate nel loro Paese d’origine allo scadere del contratto, senza avere più alcuna possibilità di rientrare in Italia per essere nuovamente assunte in altri locali. E tutto solo per aver deluso le aspettative del gestore del night.

Obiettivo dei titolari dei night club era, dunque, quello di assumere donne disposte ad uscire con i clienti e ad accogliere le richieste di prestazioni sessuali. I clienti, dal canto loro, allettati dall’idea di consumare atti sessuali con donne che, nella maggior parte dei casi, erano molto più giovani di loro, erano disposti a tornare con una certa frequenza nei locali notturni, aumentando così le consumazioni all’interno dei locali a vantaggio dei gestori.

Nell’indagine, viene contestato anche il reato di violenza sessuale commesso da alcuni titolari dei locali notturni che, abusando del loro ruolo, costringevano le ragazze ad avere rapporti sessuali con i clienti.

All’interno di uno dei locali notturni interessati dalle indagini, il Taix di Francavilla al mare, inoltre, sono state accertate cessioni di cocaina in favore di coloro che ne facevano richiesta.

Oltre ad alcuni titolari e gestori di night club, sono stati individuati altri soggetti che gravitavano intorno alla figura principale di Morejon, soprannominato “Padrino”, per la maggior parte legati da vincoli di parentela o di origine, che, nel corso delle operazioni di intercettazione telefonica, si sono rivelati complici.

La complessa e lunga attività di indagine condotta dalla Squadra Mobile ha permesso di denunciare all’Autorità Giudiziaria 21 soggetti che a vario titolo si sono resi responsabili di una serie di reati tra cui l’associazione per delinquere, il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, lo spaccio di stupefacenti e la violenza sessuale.

Il Gip del Tribunale di Pescara ha emesso 18 misure cautelari di cui 12 applicative della custodia cautelare in carcere e 6 degli arresti domiciliari.

Nel corso dell’esecuzione delle misure cautelari, inoltre, sono state sottoposte a sequestro preventivo quattro autovetture, in applicazione della normativa in materia di criminalità organizzata (la stessa che si applica alle associazioni di stampo mafioso), di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati ufficialmente dagli indagati.

Al momento risulta latitante un trentenne cubano, ricercato sia in Italia che all’estero.

 

PRESO ANCHE IL DICIOTTESIMO COMPONENTE DELL’ORGANIZZAZIONE

Nel pomeriggio di ieri, accompagnato dal suo avvocato, si è presentato negli uffici della Squadra Mobile A.P., classe 1980, l’unico indagato che era sfuggito al blitz della Polizia condotto nelle prime ore del mattino, durante il quale era già stata rintracciata ed arrestata la madre, . L’uomo è stato poi condotto presso la sua abitazione di Montesilvano, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari.

 


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