Venuto a conoscenza, infatti, che quest’ultimo aveva subito il furto dell’auto e di un computer, lo ha chiamato al telefono presentandosi come avvocato e proponendogli un incontro con un suo cliente che aveva notizie riservate da dargli. Per rendere più verosimile la sceneggiata, il ragazzo ha telefonato da un’utenza di San Luca, paese noto della provincia calabrese, successivamente risultata intestata al suo defunto nonno.
Qualche giorno dopo, lo studente si è recato all’appuntamento con l’imprenditore a Pescara, questa volta spacciandosi come il cliente del sedicente avvocato e presentandosi come appartenente ad una famiglia della malavita calabrese. Al suo interlocutore ha fatto credere che i due furti erano da considerare come un segnale di avvertimento, aggiungendo che, in cambio di un posto di lavoro, gli avrebbe fornito la sua “protezione” e quella della sua “famiglia”.
A quel punto l’imprenditore, spaventato dalla situazione, si è rivolto alla Squadra Mobile che, al termine di una indagine, ha smascherato l’impostore accertando che si trattava di una “bufala” architettata solo per ottenere un posto di lavoro.