Per spaccio di droga continuato in concorso sono finiti in manette i coniugi Claudio Morelli, 56 anni, e Morena Schiazza, 39 anni; Ottavio Morelli, 60 anni, Sabia Morelli, 55 anni, Claudio Morelli, 30 anni. Quest’ultimo spacciava droga pur trovandosi agli arresti domiciliari. Ad insospettire i carabinieri l’ assidua frequentazione da parte di alcuni giovani di Penne dell’abitazione dei cinque arrestati, che vivono nella stessa palazzina. Nel corso delle indagini i carabinieri hanno accertato che i giovani potevano recarsi nell’abitazione dei Morelli in qualsiasi momento della giornata e rifornirsi di droga. Solo qualche volta avvisavano telefonicamente. I clienti venivano accolti nella stanza d’ingresso e qui ricevevano la dose di droga richiesta, contenuta nei piccoli contenitori di plastica degli ovetti Kinder. I cinque utilizzavano anche un linguaggio convenzionale per indicare la droga, come ad esempio, ‘la nera’, ‘la bianca’, ‘un quartino di vino’. Tra gli accorgimenti un impianto di videosorveglianza nascosto all’interno di un faro, all’esterno della palazzina, per individuare le persone che si avvicinavano e l’arrivo dei carabinieri. L’impianto e’ stato sequestrato. Le indagini sono state condotte attraverso servizi di osservazione, pedinamento e controllo. I carabinieri sono riusciti a documentare circa 50 episodi di spaccio e a segnalare, come assuntori di droga, 20 giovani residenti nel territorio provinciale di Pescara. Inoltre i militari hanno recuperato circa 50 grammi di eroina e cocaina e documentato altri 30 episodi di spaccio precedenti a quelli accertati dall’attività’ di indagine. Per la coppia Claudio Morelli e Morena Schiazza e’ anche scattato l’arresto in flagranza di reato. A disporre gli arresti il gip del tribunale di Pescara Luca De Ninis su richiesta del pm Paolo Pompa. I tre uomini sono stati rinchiusi nel carcere San Donato di Pescara, mentre le due donne nella casa circondariale di Chieti. Il comandante dei carabinieri di Penne, Massimiliano Di Pietro, ha sottolineato che Cappelle sul Tavo era diventato un centro di aggregazione tra l’area vestina e Pescara: “speriamo – ha detto- di aver interrotto in maniera definitiva questo filone di approvvigionamento della droga”.