Pescara. I pluriminorati sono persone affette da più di una disabilità accertata al 100%. L’apposita sezione speciale del Centro adriatico Paolo VI ne ospita e ne cura tantissimi in regime di semi internato, ma 12 di questi da lunedì saranno rimandati a casa perché maggiorenni: lo decidono i tagli di Chiodi e Baraldi.
Saveria, Lina e Manuel sono tre dei numerosi familiari che oggi si sono riuniti in una conferenza stampa, indetta dalla consigliera regionale Pd Marinella Sclocco, per dar voce ad una “situazione drammatica e tragica”. Raccontano che, dopo decenni in cui questi disabili hanno potuto usufruire delle terapie fisiche, psicologie e riabilitative presso il Centro per 6 ore al giorno, hanno recentemente ricevuto la comunicazione che i loro cari da lunedì non potranno più essere curati nello stesso Centro: il più attrezzato e dell’area metropolitana, al quale si rivolgono anche pazienti della provincia o del chietino, specializzato anche nella formazione dei familiari per la cura casalinga dei disabili. La notizia ad alcuni è stata data ieri o l’altro ieri in una poco chiara telefonata, ad altri poco tempo fa, quando i disabili sono stati richiamati a visita dalla Unità valutativa della commissione disabilità della Asl. I tagli sulla sanità esercitati dal decreto Chiodi-Baraldi a questi disabili, poiché hanno superato la maggiore età, viene sospeso il finanziamento per le cure, quindi il Centro adriatico non può più ospitarli.
Saveria è la mamma di Sara, una ventenne colpita da sindrome di Down, colpita all’età di un anno da un’encefalite che l’ha mandata in coma e lasciata, al risveglio, sulla carrozzina per una tetraparesi spastica, e racconta: “Grazie allo speciale programma ‘Autonomia’ del Centro, Sara non è più un vegetale e ha imparato a vivere una vita abbastanza normale. Ora ci cade sulla testa questa spada di Damocle e non sappiamo cosa accadrà dopo il 31 gennaio”. A trovarsi nell’imbarazzante paradosso saranno stati anche i medici dell’Unità valutativa che “poco tempo fa hanno richiamato Sara a visita, hanno detto che ha ancora bisogno delle cure del Paolo VI, ma che le avrebbe ricevute ancora solo per un mese”, continua Saveria.
A questo si aggiunge una ulteriore scarsità di chiarezza: “Ad alcuni ragazzi del distretto sanitario di Francavilla”, spiega ancora Saveria, “hanno assegnato le cure per tutto il 2011, a Penne e Città Sant’Angelo per un mese, qui a Pescara fino a martedì: è una regione unica, c’è un taglio uguale per tutti, perché ci trattano in modo diverso?”. Lo sconforto di queste persone sta nel fatto di non sapere da chi ottenere risposte: nessuno ha saputo fornirne, né presso lo stesso Centro adriatico, né al Distretto Sanitario di viale Bovio, dove la Dottoressa Zaccardi coordina i servizi. La loro preoccupazione, ancor più forte, è che i loro cari non potranno più ricevere terapie utili alla vita quotidiana: “Ora che sono cresciuti i nostri figli possono anche morire per far spazio agli altri”, commenta satiricamente la signora Lina. Le prime avvisaglie arrivarono già 2 anni fa “quando con il primo taglio del 30% eliminarono le terapie al sabato e il servizio di trasporto”, riferisce una mamma che da Moscufo accompagna suo figlio nella struttura della Riviera sud. Un dramma che colpisce parallelamente anche i familiari, costretti inermi e senza nozioni a non aiutare figli e fratelli. Parla allo stesso modo degli altri Manuel, fratello di Erika, 33 anni e 3 disabilità totali: a tutti loro è stato proposto di trasferire i pazienti presso i cosiddetti centri diurni: “per lo più strutture-parcheggio, dove lasciare i disabili per un po’ di ore senza che ricevano alcuna terapia”, ribattono.
Dure e corali le critiche alla gestione attuata dal presidente della regione. “Queste sono solo le punte di un iceberg”, commenta Marinella Sclocco, “ci sono tantissime altre famiglie di anziani e malati psichici in altre strutture in tutto l’Abruzzo che rischiano la stessa sorte a causa della scellerata gestione sanitaria di Chiodi e del sub commissario Baraldi: non si può riproporre lo schema applicato agli ospedali anche a questi centri: non si può chiudere strutture senza trovarne di alternative, non si può costringere i malati a prendere residenza in altre regioni per essere curati”, accusa. “Chiodi vanta di aver razionalizzato la spesa con tagli a settori così delicati?”, domanda ironico il segretario regionale Pd, Silvio Paolucci. “Questa situazione dimostra come nella nostra regione non è garantito il diritto alla salute e alla salute mentale”, critica Angela Scottu, responsabile per la sanità di Cgil Abruzzo, “Se Chiodi taglia con l’accetta ottiene solo risultati ragioneristici per far tornare finalmente i conti, ma provoca una macelleria sociale che genera danni ai cittadini e alla lunga riproporrà altri costi sanitari”. Poi spiega: “Se diverse le Unità valutative si comportano diversamente è perché non esiste un sistema valutativo nazionale omogeneo. Chiodi e Baraldi dovrebbero seguire il Piano sanitario 2011-2013 proposto dal Ministro Fazio che invita a seguire un sistema valutativo bio-psico-sociale, il quale genera un percorso riabilitativo individualizzato e condiviso da pazienti e famigliari tenendo conto di tutto l’ambiente che circonda il malato e non solo della menomazione”.
Promessa, quindi, battaglia: “Porteremo i nostri ragazzi al Centro Adriatico anche dopo il 31 e pretenderemo che vengano curati: Chiodi e Baraldi vengano a rendercene conto”.
Daniele Galli