Pescara, reparto cure palliative: uno spreco in tempo di tagli

Hospice_stanzasingolaPescara. Un paradosso bello e buono, in tempi di tagli spietati alla sanità pubblica. Una struttura nuovissima, una bomboniera che farebbe invidia alle cliniche più ‘in’ e 529mila euro stanziati ad hoc: tutto bloccato per mancanza di personale infermieristico. Stiamo parlando dell’ ‘Hospice Bouganville’, l’unità operativa di terapie del dolore e cure palliative dell’Ospedale civile di Pescara.


Un reparto nuovo di pacca, inaugurato a novembre 2009. Due piani di eccellenza, un ambiente accogliente, progettato per alleviare le sofferenze di chi alla sofferenza può solo rassegnarsi. Attualmente funziona solo l’unità operativa di terapie del dolore, dove vengono effettuate le cosiddette ‘prime cure’, interventi di concisa e rapida esecuzione. Ma funziona solo grazie all’estrema disponibilità di uno staff medico ristretto che dispone unicamente di una caposala e due infermiere, che da gennaio ad oggi hanno reso possibile effettuare 700 ‘prime visite’ e 100 interventi tra ‘Day hospital’ e ‘Day surgery’. Un ambulatorio avanguardistico: sei posti letto ‘day ospital’, due studi medici, una stanza ‘infusor’ per la somministrazione di oppioidi anti-dolore. Non manca nulla, tranne il personale. Il Piano sanitario regionale 2008-2010 prevede la presenza, in questa struttura, di 13 infermieri, 6 operatori sanitari e 5 medici, in modo da garantire un ricovero assistito h24, ma il Piano di rientro ha bloccato le assunzioni. Inevitabile il servizio a marcia ridotta. Ma qui arrivano pazienti dal pronto soccorso, dall’Adi, dai reparti dell’ospedale per servizi di consulenza e pazienti inviati dai medici di base o che qui si rivolgono direttamente nel fine settimana, quando gli stessi medici di famiglia non sono reperibili ma il dolore non fa comunque eccezione al calendario. Il reparto, inoltre, è aperto solo la mattina e l’esiguo personale, spinto dalla propria etica, assiste volontariamente i malati a domicilio oltre l’orario.
Simili strutture sono rintracciabili anche altrove sul territorio regionale. Non vale lo stesso per l’Hospice vero e proprio: il reparto di media degenza, dove vengono assistiti i malati terminali per la stabilizzazione dei sintomi legati all’ultimo stadio della malattia (nausea, vomito, dolore, anoressia, etc.). Ad essi vengono riservate le più delicate accortezze e il massimo comfort possibile, per sollevare anche le sofferenze psicologiche legate al momento patologico. In Abruzzo, solo l’ospedale pescarese può offrire questo servizio, e potrebbe vantare anche l’eccellenza. 10 stanze singole, schermi tv lcd, mobilio di fattura nuova e accogliente (non gli asettici, classici mobili da ospedale), bagni attrezzati, una cucina accessibile, una stanza da soggiorno e ricreativa. Tra queste 10 stanze, anche un miniappartamento, con cucina riservata, previsto per l’accoglienza di un bambino e della sua famiglia. Perché la progettazione di tale reparti non prevede orari di visita, le famiglie non vengono allontanate, bensì accolte e anche a loro viene dedicato il supporto necessario. Tutto a regola d’arte, è davvero il caso di dirlo. Tutto come prevede la specifica Legge n° 38 del 15/3/2010.
La stessa legge che prevede per l’apertura dell’Hospice 9 infermieri, 5 medici e 9 operatori sanitari. Ma anche la stessa legge che, tramite la Regione, ha stanziato il 15 aprile 529mila euro ad hoc, pro capite per struttura, per la costruzione di nuovi centri e il potenziamento di quelli già esistenti. Peccato che degli altri previsti in Abruzzo non si vedano ancora neanche le mura. In più c’è una condizione al finanziamento: il 70%, 370mila euro, sono stati stanziati per il progetto, e il restante 30% verrà liquidato a seguito dell’evoluzione dello stesso. Ma se il personale non c’è, il progetto non parte e i soldi rimangono bloccati. Non sono nemmeno deviabili per altre funzioni, perché specificatamente finalizzati. In più, uno specifico osservatorio, esige risposte rispetto al finanziamento elargito, pena il commissariamento. Poco male, siamo già commissariati. Lo spreco di denaro pubblico, seppur grave, passa comunque in secondo piano rispetto all’incomprensibile immobilità del reparto, che rimane vuoto e nel suo vuoto inizia a deteriorarsi, mancando anche la manutenzione.
Torniamo al paradosso. La sanità subisce tagli e tagliuzzi, decine di piccoli presidi e grandi reparti in tutta la regione vengono chiusi, mentre qui c’è una struttura d’eccellenza, di fondamentale utilità sanitaria e sociale, che rimane imballata perché non si trova il modo di reperire una decina di infermieri. Basta chiedere a qualsiasi camice blu per farsi rispondere che la via più semplice è la deviazione verso l’Hospice di personale a scelta tra i tanti che verranno tagliati da accorpamenti e chiusure, a Pescara e negli ospedali periferici. La Asl progetta (con il piano esecutivo datato 2004) l’Hospice, nel 2009 lo apre ma non si preoccupa di pianificare il personale necessario: potremmo dire di essere dinanzi al tipico spreco all’italiana. Spreco nello spreco: un malato terminale parcheggiato in geriatria costa al servizio sanitario pubblico circa 700 euro al giorno, mentre in un Hospice, con le cure più adeguate, ne costerebbe meno di 300. Una struttura che si auto-taglia: quasi un miracolo, di questi tempi. Insomma, un’esigenza etica di partire, ravvisabile anche tra il personale, contrapposta ad una realtà oggettiva ma ingiustificabile che impedisce la partenza del servizio.
Qualcosa però sembra muoversi. Questa mattina la commissione Sanità del Comune, presieduta da Vincenzo Berghella, ha condotto un sopralluogo, facendo emergere il caso. Inoltre, il consiliere Pd Giuliano Diodati, promotore dell’iniziativa, ha ieri presentato al sindaco una mozione chiedendo di intervenire presso il Direttore Generale della Asl. “Per il bene pubblico, e di una categoria di malati particolarmente toccata dalla sofferenza”, ha dichiarato il consigliere Giuliano Diodati, “il Sindaco deve premere sulla Direzione Generale Asl affinché venga attivata al più presto questa struttura, già pronta all’uso, una perla sanitaria unica in Abruzzo. La Regione ha stanziato anche 529 mila euro derivanti dalla Legge n° 38 del 15/03/2010: un fondo ad hoc, utilizzabile esclusivamente per il funzionamento dell’Hospice. Il Piano di rientro non permette nuove assunzioni? Chi di dovere si applichi per trovare il modo alternativo più adeguato per non far restare bloccati i soldi dei cittadini, ma soprattutto per andare incontro alle esigenze di chi soffre enormemente e che da tale struttura può e deve ricevere tutto il sollievo possibile”.

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Daniele Galli

 

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