Pescara. Israele prosegue nel progetto di pulizia etnica del popolo palestinese, continua l’occupazione israeliana della terra palestinese, la negazione del diritto di un popolo ad avere un suo Stato, dal 1948 decine di risoluzioni delle Nazioni Unite hanno condannato le politiche coloniali e razziste di Israele senza essere mai rispettate. Si va dritti verso la perdita di identità di un popolo che non può più neanche pronunciare il suo nome. Ed è contro l’azione di pirateria e terrorismo compiuta dallo Stato di Israele che questa sera, dalle 19.00, all’ingresso del Ponte del Mare, Pescara si è unita in una protesta per dimostrare come l’Occidente non bipassa indifferente i problemi dell’Oriente.
Una “fiaccolata della società civile”, questo recitavano i tanti volantini distribuiti dai gruppi organizzatori. Una Fiaccolata per denunciare le lacune della Comunità Internazionale nei confronti dello stato di Israele, che tenta di annientare l’esistenza della popolazione palestinese come entità ideale e fisica. Ben 10 movimenti uniti: Abruzzo Social Forum, camera del lavoro Cgil, Pax Christi, Rifondazione Comunista, Sinistra ecologia e libertà, per dimostrare quanto sia importante lottare, opponendosi ad una politica radicale che non ammette confronto. L’attuale situazione non può essere più taciuta, soprattutto dopo gli eventi che lo scorso 31 maggio hanno colpito con ferocia, nelle acque internazionali del Mar Mediterraneo, i pacifisti diretti a portare soccorso e aiuti umanitari (medicinali, carrozzelle per disabili, attrezzatura medica, materiale didattico di base per le scuole, materiale edile ecc.) alla popolazione palestinese di Gaza sotto embargo di Israele. Una situazione che starebbe mettendo a repentaglio ogni lavoro e risorsa impegnati in percorsi di cooperazione, sviluppo umano e di pace nel Mediterraneo, in Medio Oriente e nel mondo. “Questa Fiaccolata vuole essere la prima iniziativa della lunga rete cittadina di solidarietà con il popolo palestinese”, dicono gli organizzatori. Renato Di Nicola, coordinatore per Abruzzo Social Forum, denuncia una situazione dove è necessario curarsi nell’immediato di quanto continua ad avvenire sotto gli occhi inermi di molti. “Stiamo creando una rete di solidarietà per far sì che i palestinesi possano cibarsi e bere, la dove oggi i pozzi d’acqua sono tutti su territori occupati dagli israeliani e i palestinesi si ritrovano così quotidianamente ad acquistare acqua dal proprio nemico, con il rischio imminente di restare a secco, – dice Di Nicola-. I popoli anche quando si sono fatti guerra si sono rispettati, ma a Gaza non esiste rispetto, se un popolo può essere lasciato morire di fame o di sete, se non possono arrivare aiuti, se si può intervenire in acque internazionali nell’indifferenza degli altri popoli”, continua Di Nicola.
Quello che oggi a Pescara, come nel resto d’Italia, il popolo delle fiaccole vuole dimostrare è che solo boicottando questo sistema di restrizione che si può sconfiggerlo. Una campagna di boicottaggio partita nel 2004 in Palestina, approdata in Italia nel 2010, e che oggi calca il suolo pescarese. Un boicottaggio che come i manifestanti urlano a gran voce verrà mantenuto finchè Israele non avrà accettato di riconoscere gli inalienabili diritti del popolo palestinese. Obiettivi precisi, un percorso di iniziative volte ad incidere sull’economia di guerra israeliana, attraverso il rifiuto delle merci israeliane, il disinvestimento dall’economia israeliana, la sospensione dei rapporti accademici e delle collaborazioni con lo Stato e gli enti locali, il boicottaggio del turismo in Israele. “I prodotti palestinesi devono avere il marchio palestinese e non passare per glorie israeliane”. Un appello rivolto a chiunque, individuo o associazione, dal bambino al nonno, tutti uniti hanno calpestato il Ponte del Mare, per dare un contributo attivo alla pace.
Monica Coletti