Pescara. Un cantiere in sospeso sulla tiburtina divenuto rifugio per senzatetto, prostitute e spacciatori. Stamattina lo sgombero: all’interno anche cartelli contro le “siringhe selvagge”.
Un’incompiuta, una struttura destinata a uffici e spazi commerciali sulla tiburtina rimasta da diversi anni solo uno scheletro di cemento armato sulla Tiburtina, accanto al supermercato Conad, da quando la Mediterranea Srl ha fermato i lavori di costruzione. Ma nel tempo è divenuta il rifugio per senzatetto, spacciatori e prostitute della zona. Stamatttina i servizi Sicurezza Urbana, Degrado e Polizia Ambientale, di concerto con il Servizio Strade e Mobilità della Polizia Municipale, hanno effettuato lo sgombero e il ripristino delle condizioni igienico sanitarie, trovando accampate 6 persone di cittadinanza diversa, italiani, tunisini e bulgari.
Vivevano con materassi e suppellettili al seguito che sono stati rimossi dagli operatori di Attiva Spa dopo che la Polizia Municipale ha proceduto all’identificazione. Una volta sgomberata, la zona è stata ripulita e si è provveduto anche a chiudere le parti vulnerabili, in modo da non poter essere nuovamente frequentata.
Un ricovero attrezzato di tutto punto, con bancali di legno a delimitare le zone, ombrelli a riparare i giacigli e una sorta di regolamento interno per la condivisione degli spazi tra le differenti realtà: tende da campeggio per la privacy, fornelli da campo adagiati su mattoni a formare una cucina, maschere e collane hawayane per fare “atmosfera”, persino dei cartelli per ricordare ai “tossici” di passaggio dagli spacciatori di non abbandonare le siringhe usate.
“Siamo già al lavoro per evitare che i siti industriali in disuso si trasformino in alberghi della disperazione – commenta l’assessore Giacomo Cuzzi che fra le sue deleghe si occupa proprio di recupero delle periferie e riutilizzo di siti industriali – E’ importante che i siti industriali dismessi o non completati vengano monitorati e recuperati, specie se si trovano in zone che hanno molta rilevanza sotto il punto di vista strategico, economico e commerciale, come accade per la Tiburtina. Non è possibile tollerare che le periferie abbiano una minore importanza sul territorio, la nostra intenzione è quella di avviare un processo di recupero e riqualificazione perché da punti fragili diventino punti di forza della città, nonché per innalzare la qualità della vita dei residenti e dei servizi. Tutto questo passa anche attraverso gli sgomberi come quello odierno che è un segnale per combattere il degrado e le fenomenologie conseguenti. Continueremo a lavorare anche sulla bonifica di altri siti perché è importante sgomberarli da fenomeni come tali accampamenti e dal rischio di un degrado che non possiamo permetterci, perché non ci rappresenta e perché la comunità ha diritto a sicurezza e decoro”.