Collecorvino: sequestrato il “cimitero dei conigli”, duemila le carcasse abbandonate

Collecorvino. I Nas di Pescara, assieme al personale del corpo Forestale dello Stato, al termine di un lungo sopralluogo congiunto, eseguito fino alla tarda serata di ieri, ha sequestrato l’allevamento abbandonato in località Congiunti, dove sono stati ritrovati migliaia di conigli morti in decomposizione.

Quattro i capannoni, dismesso da diversi mesi, sottoposti a sequestro penale, dopo la denuncia sporta dalle associazioni Codici e Dog Village, in seguito alle segnalazioni dei residenti di via Po, allertati dal pesantissimo odore di putrefazione. All’interno, tra sacchi di plastica, container frigoriferi e carrelli industriali, circa duemila carcasse di animali: un vero e proprio cimitero dei conigli. Dopo aver apposto i sigilli, i carabinieri del Nas inoltreranno un rapporto alla Procura della Repubblica di Pescara per l’ipotesi di reato di maltrattamento di animali a carico di persone in corso di identificazione.

Sotto accusa il sindaco di Collecorvino, Antonio Zaffiri, in quanto massima autorità sanitaria cittadina, secondo la cittadinanza rimasto inerme nonostante le segnalazioni inoltrategli da diverso tempo: “Non c’è nessun tipo di allarme di tipo sanitario”, ha assicurato, “anche perché i conigli sono morti ormai da otto mesi. Da febbraio, quando operava l’azienda che gestiva l’allevamento”, ha dichiarato al quotidiano Il Centro. Secondo il primo cittadino era già in atto un procedura di fermo sanitario, “che segue il periodo in cui si prendono i conigli piccoli, per farli crescere, fino a portarli a macellazione. Si è interrotta a febbraio l’azienda era gestita da una società di Forlì-Cesena. Dopo questa prima fase deve seguire un periodo di tre mesi di, appunto, fermo sanitario, in cui si deve provvedere a una bonifica del luogo in cui sono stati allevati i piccoli conigli, in cui tra l’altro gli animali devono essere portati all’inceneritore. Nel caso dei conigli dei capannoni in questione, questa procedura è stata interrotta”.

Sui motivi e sulle responsabilità della bonifica non effettuata indagherà ora la Procura.

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