Pescara. I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Pescara, insieme a quelli del Nucleo Operativo Ecologico ed i colleghi della Compagnia di Chieti hanno effettuato due controlli ad altrettante ditte di smaltimento di rottami ferrosi nel chietino. La prima ispezione è stata condotta presso una ditta per lo smaltimento di rifiuti metallici, dove i militari hanno da subito riscontrato significative scostamenti tra quanto riportato nei registri di carico-scarico e quanto effettivamente presente.
In particolare le scritture ambientali riportavano una quantità di cavi in rame di 27 quintali che dovevano risultare in giacenza presso il magazzino della ditta, ma sul posto i militari ne trovavano stoccati solamente 2 di quintali.
Non sapendo fornire nessun tipo di chiarimento, l’accertamento veniva esteso ad un’altra ditta al cui vertice vi era lo stesso amministratore, sita a brevissima distanza dalla prima.
Giunti all’interno però le cose non sono migliorate, poiché i Carabinieri si sono trovati di fronte ad una situazione a dir poco paradossale: non solo erano presenti ben più di 27 quintali di cavi in rame di vario tipo e dimensione, ma vi era una quantità spropositata di rifiuti derivanti dalla triturazione degli stessi.
Al momento dell’accesso, infatti, due dipendenti della ditta stavano utilizzando un macchinario in grado di spezzettare i cavi in un primo passaggio e tritarli finemente in modo da ottenere, in due distinte vasche di stoccaggio il rame da una parte e le guaine in gomma dall’altra. Accanto al macchinario erano stivati ben 8 sacchi contenenti circa 1 tonnellata di rame polverizzato ciascuno, mentre poco distante i militari hanno rinvenuto 13 sacchi, anche questi da una tonnellata circa ciascuno, di guaine in gomma finemente tritate. Da un calcolo approssimativo, studiando il processo di lavorazione del macchinario, gli operanti hanno stimato che la quantità di cavi all’origine, cioè prima della “molitura” doveva essere di circa 26 tonnellate.
A fronte di gravi e palesi irregolarità, con materiale trattato rinvenuto in quantità 10 volte superiore a quello che dichiarato nelle scritture contabili, i Carabinieri approfondivano ulteriormente la verifica portandosi presso le private abitazioni dei dipendenti: in una di queste, sempre a breve distanza dai luoghi verificati, venivano rinvenuti ulteriori 7 sacchi da 1 tonnellata ciascuno contenenti altre guaine in gomma di cavi di rame, celati in una stalla con animali e attrezzature agricole.
Oltre al sequestro di tutto il rame ed ai rifiuti plastici, i militari mettevano i sigilli al macchinario, una specie di mulino, utilizzato per la lavorazione dei cavi, in quanto sprovvisto di qualsiasi certificazione; attività questa per cui le ditte non avevano nessun tipo di autorizzazione.
I reati al momento contestati a carico dell’amministrazione delle ditte e due dipendenti sono: gestione illecita dei rifiuti e ricettazione in concorso, oltre a tutta una serie di irregolarità amministrative derivanti da una contabilità “dubbia” .