Pescara. Quest’oggi al primo piano dell’ospedale civile Santo Spirito, davanti al reparto di rianimazione in cui è ricoverato il giovane Zerrilli, c’era il solito via vai di gente: amici, parenti e conoscenti tutti lì da Biccari, ad attendere un cenno di Luciano, ad aspettare che il ragazzo mostri una minima reazione alla terapia.
La dottoressa Rosamaria Zocaro, dirigente medico del reparto di radioterapia, definisce le attuali condizioni del ragazzo ancora molto serie: “Zerrilli è in coma, mostra un trauma cranico severo che stiamo monitorando continuamente, abbiamo eseguito varie TAC encefalo di controllo, ma per il momento la situazione non va migliorando, la prognosi è ancora riservata. Attualmente non possiamo sbilanciarci, dobbiamo solo attendere”.
Dall’altro lato, i genitori, Giovanni ed Agnese ed il fratello Salvatore, evidentemente provati, chiedono solo di essere lasciati soli con il proprio dolore, dai loro occhi traspare speranza, quella speranza che gli dà la forza di continuare a lottare contro il male.
Uno dei pochi che trova la forza di parlare e di rispondere a quello che Spinelli ha dichiarato nell’interrogatorio di ieri è il cugino, Angelo Rutigliano, portavoce della famiglia: “L’aggressore – dice Rutigliano – accusa mio cugino di averlo provocato. No, non posso credere a una cosa del genere; Lucio, un ragazzo timido, riservato, allegro e scherzoso non l’ho mai visto litigare con nessuno”. Ecco che si avvicina un amico di famiglia: “Conosco Lucio da vent’anni, è un ragazzo sportivo, umile, che sa chiedere scusa, si è trovato coinvolto in un fatto più grande di lui senza saperne il perché. Noi non vogliamo vendetta, la vendetta non è nella nostra indole, chiediamo solo però che la giustizia abbia rispetto di questo dolore.”
Ieri nella chiesa di Biccari si è tenuta persino una veglia per Luciano, le 2.800 anime del paese erano tutte lì a pregare per il giovane. La veglia è proseguita con una fiaccolata che ha raggiunto la Piazza principale del paese.
Tutti manifesti di incoraggiamento portati per le vie della città, un incoraggiamento che arriva anche da Facebook, il social network più popolare del momento. Su FB è stato creato un gruppo che chiede “solidarietà per Luciano”, che chiede a chi ha visto di trovare il coraggio di testimoniare, dimostrando così che Pescara non lascerà passare inosservato un gesto “brutale” ed “inumano” come quello fatto a Luciano.
Monica Coletti