Pescara. Nel corso dell’udienza preliminare sull’inchiesta “Fangopoli”, il pm del tribunale di Pescara, Gennaro Varone, durante la sua requisitoria ha chiesto il proscioglimento per cinque dei 24 imputati, perché il fatto non sussiste o non costituisce reato.
Si tratta di Bruno Catena, ex presidente dell’Aca (Azienda consortile acquedottistica), Giorgio D’Ambrosio, ex presidente dell’Ato (Ambito territoriale ottimale), Giovanni Di Vincenzo, amministratore dell’azienda ‘Dino Di Vincenzo&C (per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio per un reato di natura ambientale), Bartolomeo Di Giovanni, direttore dell’Aca e Alessandro Antonacci, dirigente tecnico dell’Ato, tutti accusati di abuso d’ufficio (Antonacci anche di turbativa d’asta).
Il pubblico ministero, inoltre, ha chiesto il rinvio a giudizio per gli altri 19 imputati tra cui il sindaco di Navelli, Paolo Federico.
La vicenda è quella relativa all’appalto per la gestione del depuratore di Pescara e al traffico di fanghi tossici.
Tra i reati contestati corruzione, truffa, falso, violazione delle norme per lo smaltimento dei rifiuti e abuso d’ufficio. Nel corso dell’udienza, infine, il gup Luca De Ninis ha respinto l’istanza di dissequestro del depuratore presentata dalla difesa.
La prossima udienza si terrà il prossimo 6 maggio.
Marina Serra