Pescara. Il gip del Tribunale di Pescara ha disposto l’archiviazione del caso di Donatella Grosso.
Si ferma definitivamente, dunque, l’inchiesta sulla trentenne sparita dalla sua casa di Francavillanella notte tra il 26 e il 27 luglio del 1996.
Il giudice Maria Michela Di Fine ha, infatti, rigettato l’opposizione avanzata dalla famiglia di Donatella alla richiesta di archiviazione presentata dalla procura di Pescara. – La famiglia di Donatella Grosso, assistita dall’avvocato Giacomo Frazzitta, si era opposta alla richiesta di archiviazione sostenendo la necessita’ di svolgere nuovi accertamenti tecnici (biologici e dattiloscopici) sulla lettera scritta dalla trentenne, imbucata presso la stazione di Pescara e con il timbro di spedizione datato 27 luglio 1996, in coincidenza con la sua scomparsa. Il gip nel provvedimento di archiviazione scrive che “la rinnovata e complessa attivita’ investigativa svolta a seguito della riapertura delle indagini il 5 dicembre del 2008 , costituita non solo dagli accertamenti svolti in sede di incidente probatorio sulla lettera spedita la sera della scomparsa di Donatella Grosso, ma da una totale rivisitazione del materiale probatorio gia’ assunto ed approfondimenti investigativi ad ampio raggio, ha offerto risultati che appaiono assolutamente inadeguati per un utile esercizio dell’azione penale in sede dibattimentale. In sostanza, l’attivita’ investigativa svolta dopo la riapertura delle indagini non e’ andata oltre rispetto alle circostanze emerse in occasione delle pregresse indagini” ovvero che l’ex fidanzato della trentenne , “e’ stata l’ultima persona ad aver visto Donatella Grosso la notte del 26 luglio 1996, accompagnandola in stazione”. Nello specifico, il gip evidenzia che per gli accertamenti svolti in precedenza per l’esame dattiloscopico “sono state sottoposte a verifica sia la busta (nella parte interna ed esterna) e sia la lettera e campionate sulla busta quattro impronte risultate non utili per confronti dattiloscopici in quanto di limitata estensione e sulla lettera una impronta giudicata utile”.
Il gip osserva che l’impronta giudicata utile confrontata con quella dell’indagato “non ha permesso di accertare profili di identita’”. Riguardo poi alla richiesta di estensione dell’indagine tecnica per il confronto del profilo femminile estrapolato sulla busta sia con quello di Donatella Grosso e sia con altri soggetti femminili di interesse investigativo, il gip scrive che non puo’ essere accolta perche’ “nulla emerge dagli atti per mettere in discussione la riferibilita’ della materiale compilazione della missiva a Donatella Grosso e comunque nulla aggiungerebbe rispetto alla posizione dell’indagato, e sia perche’ nulla emerge dagli atti per ipotizzare responsabilita’ a carico di ulteriori soggetti femminili non meglio indicati”. Infine, per quanto riguarda la richiesta di reiterazione dell’accertamento sulla busta della lettera, il giudice sottolinea che “la stessa non presenta alcun carattere di novita’ rispetto all’accertamento gia’ svolto, effettuato secondo protocolli analitici standard e strumentazioni del tutto adeguati, ne’ le considerazioni svolte sulla esistenza di tecniche di analisi del Dna piu’ sofisticate consentono di ritenere proficua l’integrazione probatoria sollecitata, tenuto conto degli oggettivi rischi dell’affidabilita’ dei risultati derivanti dai potenziamenti dei protocolli nei casi di scarse quantita’ di materiale biologico”.
“Quanto detto – conclude il gip – unitamente allo stato dei reperti (oggetto di ripetuta manipolazione prima degli accertamenti svolti in sede di incidente probatorio), rende del tutto superflua l’integrazione probatoria nuovamente sollecitata, come gia’ vagliato nelle precedenti ordinanze”.