Pescara. Dopo 7 anni di attesa, parte l’appalto per la costruzione di una palazzina comunale su un terreno dell’Ater. Dodici gli alloggi, tra i 55 e i 97 metri quadri che verranno realizzati in via D’Avalos per l’edilizia a canone concordato: affitto mensile di 400 euro.
Risale al 2008 l’accordo di Programma sottoscritto dall’amministrazione comunale ha con l’Ater di Pescara per fronteggiare l’emergenza abitativa, che prevedeva la realizzazione un fabbricato su un lotto di terreno di circa 1200 metri quadri in via D’Avalos, all’angolo con viale Pepe. L’Ente si è impegnato a compartecipare alla realizzazione del progetto mettendo a disposizione le risorse finanziarie e a redigere il progetto definitivo ed esecutivo, mentre l’Ater ha messo a disposizione il lotto di terreno interessato, ricevendo in permuta una quota di alloggi pari a un terzo. L’attuazione del progetto, però, ha avuto un avvio solo due anni quando è stato affidato all’architetto Alessandro Martella la redazione del progetto definitivo, approvato dalla Giunta Comunale il 3 settembre 2013; e solo il 17 marzo 2014 è stato approvato il quadro economico dell’opera, con una spesa di 1,4 milioni di euro. E’ stato necessario un altro anno per arrivare, il 24 marzo scorso, alla pubblicazione della gara d’appalto: l’apertura delle buste è prevista, il prossimo 5 maggio.
Il fabbricato che sarà realizzato sarà composto da 12 alloggi, oltre a garage locali tecnici e spazi di manovra, con scalinata centrale con 4 alloggi per piano, di dimensioni di mq. 55,30, mq. 67,08 e mq. 97,01.
L’edificio sarà dotato di centrale idrico-sanitario con addolcitore d’acqua, centrale termica, impianto solare termico per produzione di acqua calda sanitaria e impianto fotovoltaico per la copertura del 50% del fabbisogno delle zone condominali. L’impianto di riscaldamento degli appartamenti sarà di tipo centralizzato con gestione autonoma mediante contatori di calorie. Gli alloggi saranno destinati, previo bando di concorso, ad anziani, single e famiglie appartenenti ai ceti sociali medi che, a seguito dell’aumento del costo della vita, hanno subito un forte impoverimento. I ceti in argomento hanno difficilmente possibilità di accedere all’edilizia residenziale pubblica, tuttavia con il proprio reddito possono sostenere un affitto a canone concordato. Infatti l’affitto dei suddetti alloggi avrà un canone concordato, previsto dai parametri dei patti territoriali vigenti e varierà secondo le dimensioni degli alloggi: si prevede per il Comune un’entrata di circa 40mila euro l’anno.
“La palazzina è di 4 piani”, spiega l’architetto Martella, “poggerà sui pali di fondazione perché situata in una zona che ha problemi di cedimenti e per avere maggiore sicurezza. E’ bella, perché è segno che l’architettura popolare non sia più appannaggio di pochi, ma apra le porte a materiali e a una progettazione coerente con quelle che possono essere architetture di respiro europeo. Sono varie le tipologie familiari previste, da nuclei di coppie a genitori con più figli, abbiamo volutamente concentrato l’attenzione alle zone giorno e a spazi privi di barriere architettoniche, la classe energetica sarà una B ma non perché sia meno nobile della A, le case hanno materiali e tecniche di classe A”.
“Non abbiamo ancora cognizione di come sia mutata tutta l’emergenza abitativa in città – aggiunge Alessandra Di Zio, responsabile del servizio Edilizia pubblica del Comune – Solo con l’apertura del bando riusciremo a capirlo: il panorama sta cambiando e dobbiamo cercare di dare risposte a tutti, anche a chi ha difficoltà a pagare affitti da 500 euro al mese. Per il canone, i patti territoriali stabiliscono limiti: in media 380/400 euro sarà la quota al mese di affitto. Per accedere al bando bisogna avere almeno 15.900 euro di reddito e fino a 25.000 euro come stabilito dalle leggi per edilizia popolare”.