Pescara. I futuri Palazzi della Regione Abruzzo a Pescara non potranno essere realizzati sulle aree dell’ex Fonderia Campione. È quanto deciso dall’assessore alla Gestione del Territorio del Comune di Pescara, Marcello Antonelli.
Le zone in questione sono, infatti, ufficialmente rientrate nella zona del Piano del rischio aeroportuale. Si tratta di uno strumento che vieta l’insediamento di obiettivi sensibili, come uffici pubblici, a ridosso degli scali. Sono stati pertanto individuati i perimetri delle aree ricadenti a ridosso degli scali aeroportuali in cui vietare, per ragioni di sicurezza, la realizzazione di strutture sensibili, come ad esempio uffici pubblici.
Nello specifico, tra l’altro” spiega meglio Antonelli, “le due proposte esaminate oggi comunque non potevano essere prese in considerazione, perché non rispettavano completamente il nostro regolamento urbanistico e perchè, per coerenza con la nostra impostazione politica, la nostra amministrazione comunale non è favorevole agli accordi di programma di iniziativa privata. Piuttosto, stiamo promuovendo solo accordi di iniziativa pubblica, in cui sia in altre parole il Comune a decidere le aree in cui intervenire, stabilendo anche cosa realizzare in quelle superfici”.
Nel frattempo, il Comune sta lavorando alla redazione del Piano particolareggiato 7, individuando, sempre nella zona ovest della città, le nuove aree da destinare ai futuri Palazzi della Regione.
In altre parole il Comune può creare le condizioni affinchè la Regione faccia il proprio investimento, aiutando lo stesso ente regionale anche a superare qualche riserva politico-amministrativa, come, ad esempio, progettare la nuova sede nel capoluogo.
L’assessore ha precisato che la volontà di realizzare una nuova struttura nasce esclusivamente dalla necessità di razionalizzare l’uso delle risorse pubbliche, considerando che oggi la Regione spende più di un milione di euro l’anno solo per sostenere il costo degli affitti degli uffici sparsi sul territorio della città adriatica, con notevoli disagi anche per l’utenza. “È quindi evidente” ha, infatti, concluso “che, prima di procedere con un accordo di programma o un programma integrato, dovremo verificare la disponibilità a intervenire della stessa Regione, che sinora non ha mai dato il proprio consenso formale, non esiste un atto né una delibera in tal senso”.