“L’avvio dei lavori”, si legge, “sarà preceduto dall’esecuzione delle attività previste dalle prescrizioni del decreto di Valutazione di impatto ambientale rilasciato il 7 marzo 2011. In particolare Snam avvierà, in accordo con gli enti competenti, il progetto della rete di monitoraggio delle emissioni e del rumore.
Saranno quindi realizzate, nell’area del Comune di Sulmona, delle centraline di rilevamento delle emissioni atmosferiche. Tale attività avrà inizio almeno un anno prima dell’avvio della fase di cantiere. Inoltre, sempre prima dell’avvio dei lavori, Snam procederà alla redazione di un piano dettagliato del biomonitoraggio.
Tale piano, che sarà comunicato alla Regione Abruzzo e a vari Ministeri (Ambiente, Beni Culturali, Sviluppo Economico), sarà sviluppato sull’intera area della centrale di Sulmona e avrà durata decennale. Così come previsto nel decreto VIA, Snam si impegna a utilizzare i sistemi di combustione e di abbattimento delle emissioni previsti dalle migliori tecnologie attualmente disponibili.
Snam ha già in esercizio undici centrali di compressione del gas dislocate lungo il territorio nazionale a servizio degli oltre 32.500 chilometri di gasdotti. Attualmente la società ha in corso di realizzazione due nuove centrali ubicate rispettivamente in Emilia-Romagna, nel Comune di Minerbio, e in Lombardia, nel comune di Sergnano.
Snam continuerà a dialogare in modo trasparente e aperto con la popolazione e le istituzioni abruzzesi, disponibile al confronto e a fornire tutte le necessarie informazioni e delucidazioni sulle varie fasi di attività del progetto”.
La posizione di Mario Mazzocca. “Il Decreto non è una novità ma un provvedimento atteso, tra l’altro assunto dal Mise nel penultimo giorno utile e sul quale eravamo già preparati ad opporci in via giudiziaria con la predisposizione dei ricorsi al Tar Lazio già avverso la delibera del 22 dicembre scorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Pertanto, per noi non cambia nulla se non il mantenere insediato in maniera permanente questo tavolo a cui partecipano a pieno titolo anche le rappresentanze dei territori, non solo quelle istituzionali ma anche comitati e associazioni, poichè riteniamo che la questione sia dirimente per le strategie di sviluppo che si intendono dare al nostro territorio anche e soprattutto da parte del governo centrale.
Quando si sussurra che c’è una ragione di stato o superiore che giustifichi la realizzazione di quest’opera, noi non siamo assolutamente d’accordo perchè riteniamo che tale suprema ragione debba comunque scaturire da una condivisione dei territori stessi e non riteniamo che trasformare l’Abruzzo in un hub del gas, o comunque in un crocevia di quelle quelle infrastrutture a supporto della veicolazione delle risorse energetiche estratte da materia fossile ad esclusivo beneficio di altri Paesi europei, sia una prerogativa dell’Abruzzo stesso.
Va ricordato a tal pro come questa opera chiamata “Rete Adriatica” – ma incomprensibilmente, da un certo momento in poi, ubicata solo ed esclusivamente sull’Appennino – rappresenti un pezzo di un’infrastrutturazione di livello internazionale che non porterà alcun tipo di beneficio ai nostri territori: non distribuirà metano a famiglie o imprese abruzzesi o di altre regioni italiane ma lo trasporterà al di fuori del territorio nazionale a beneficio pressoché esclusivo di pochissimi grandi gruppi imprenditoriali.
Questa situazione da parte nostra non è sostenibile e quindi ci batteremo fino in fondo a partire quindi dalla reiterazione del ricorso al Tar anche avverso a quest’ultimo decreto che stiamo cominciando a studiare”.