Sulmona, lo stabilimento Marelli perde i pezzi: i sindacati su tutte le furie

Marelli Sulmona, nuova mazzata: la produzione dei bracci in lamiera si sposta in India. Tensioni in Regione tra azienda e sindacati

Una doccia fredda, l’ennesima, per i lavoratori della Marelli di Sulmona. La tanto attesa riunione in Regione Abruzzo, convocata per discutere il futuro dello stabilimento peligno, ha portato solo una conferma amara: la produzione dei “bracci in lamiera”, destinati a sostituire quelli in ghisa, non sarà realizzata in Italia, ma verrà delocalizzata in India. Una decisione irrevocabile, ribadita con fermezza dai vertici dell’azienda, e che ha fatto saltare i nervi a Fim, Fiom e Uilm.

Magneti Marelli
Sulmona, lo stabilimento Marelli perde i pezzi: i sindacati su tutte le furie (Screenshot Youtube) – Abruzzo.cityrumors.it

Nonostante il clima di tensione che ha caratterizzato l’incontro con l’assessore regionale Tiziana Magnacca, i sindacati sono riusciti a strappare un impegno: programmare un nuovo tavolo entro un mese e mezzo, sempre presso l’Assessorato alle Attività Produttive.

L’aspettativa, neanche a dirlo, è che questa volta l’azienda porti con sé “qualche risposta concreta per il futuro dello stabilimento di Sulmona“. Un’attesa che sa di speranza flebile, considerando che i 444 dipendenti della fabbrica operano già con contratti di solidarietà, segnale inequivocabile di una crisi profonda.

Ma facciamo un passo indietro, perché la storia di Marelli a Sulmona è una lenta, dolorosa emorragia. Già il mese scorso era emerso il quadro allarmante: dopo i semicorner, già finiti altrove (grazie all’insourcing della ex Sevel di Atessa), entro la fine dell’anno lo stabilimento peligno perderà anche la produzione dei bracci oscillanti. Pezzi destinati sempre all’ex Sevel di Atessa, ma che, da fine 2025, verranno prodotti in lamiera e non più in ghisa, trovando casa in uno stabilimento indiano della Marelli, quello che viene pomposamente definito il “polo dei bracci”.

La rivolta dei sindacati per salvare Marelli

I sindacati non ci stanno e puntano il dito: “È certo che la produzione in lamiera dei bracci sarebbe assolutamente possibile a Sulmona, eppure Marelli ha spiegato che l’adeguamento della produzione avrebbe determinato un costo aggiuntivo e che Stellantis non ha accettato di assorbirlo, per cui Marelli ha scelto di affidare la produzione al suo stabilimento indiano“. Una logica economica che cozza brutalmente con le esigenze occupazionali del territorio, considerando che questo processo coinvolgerà direttamente 37 persone.

Magneti Marelli
La rivolta dei sindacati per salvare Marelli (Screenshot YouTube) – Abruzzo.cityrumors.it

La Fiom, in una nota, ha espresso tutta la sua frustrazione per le risposte evasive ricevute dall’azienda. Alla richiesta di riportare a Sulmona le produzioni di quei pezzi che oggi vengono acquistati all’esterno per poi essere rivenduti all’ex Sevel, la Marelli ha replicato in modo desolante: per Sulmona non è pensabile una vocazione produttiva alternativa a quella per l’ex Sevel. E la ripresa dello stabilimento? Solo “se/quando” l’ex Sevel tornerà a richiedere pezzi a Sulmona nei volumi necessari a garantire la saturazione produttiva.

Una dichiarazione che suona come una condanna a morte, visto che, come ormai sanno pure i muri, la sostituzione dell’impianto di verniciatura dei furgoni da parte dell’ex Sevel ha già portato a una contrazione irreversibile dei volumi produttivi potenziali.

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E se a questo aggiungiamo che lo stabilimento di Sulmona dovrebbe occuparsi anche di produzioni per auto, ma Marelli sta di fatto comunicando che questo non avverrà, il quadro è desolante. Le organizzazioni sindacali chiedono a gran voce: “Stante questa situazione, quali sarebbero i piani dell’azienda per salvaguardare l’occupazione?“. Una domanda a cui i lavoratori di Sulmona attendono risposte, prima che un altro pezzo della loro fabbrica voli via, oltreoceano.

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