I lavori per la costruzione del nuovo ospedale sono durati due anni, per un costo di venti milioni di euro, soldi erogati da finanziatori privati.
L’ospedale infatti è stato realizzato tramite un partenariato pubblico privato con la formula della locazione finanziaria che agisce come un leasing ordinario: la struttura viene realizzata da un soggetto esecutore (un gruppo di imprese) associato a soggetti finanziatori privati che congiuntamente, si accollano i rischi di costruzione e di disponibilità da cui scaturisce l’obbligo di curare la manutenzione dell’opera.
Con l’attivazione della struttura il privato finanziatore ne diventa proprietario per un periodo di venti anni e l’Asl, pagando un canone annuo di locazione di circa un milione e 800mila euro, ne acquisisce la proprietà al versamento di tutte le rate, anche se il contratto prevede il riscatto anticipato dell’immobile a partire dal secondo anno. La struttura è stata realizzata dal gruppo d’imprese Edilfrair L’Aquila e Inso spa di Firenze.
I finanziatori sono Iccrea BancaImpresa e Sarda leasing. La nuova struttura si estende su una superficie di diecimila metri quadrati con un seminterrato e tre piani e ospiterà 126 posti letto dei 160 totali in dotazione all’ospedale di Sulmona. Le stanze di degenza sono composte da due posti letto e dispongono di apparecchio tv e altri accessori per rendere più confortevole la degenza.
Nell’occasione la Asl ha investito quasi tre milioni di euro per dotare l’ospedale di macchinari di ultima generazione tra i quali spiccano la Tac a 64 strati (350mila euro), un telecomando digitale di radiologia per il pronto soccorso, per pazienti politraumatizzati, un moderno apparecchio di radiologia ed un sistema di monitoraggio con attrezzature moderne per l’Utic. Inoltre è stata avviato l’iter amministrativo per l’acquisto della risonanza magnetica nucleare (800mila euro) che sarà disponibile per la metà del 2019.
L’intervento della Cgil. Dopo anni di battaglie, proteste e rivendicazioni, finalmente oggi viene consegnata al territorio della Valle Peligna una nuova struttura sanitaria che a questo territorio ed alla sua popolazione era dovuta.
E’ infatti dal 2009, ovvero dopo i tragici eventi sismici che tutti ricordiamo, che la FP CGIL della Provincia dell’Aquila ha chiesto in ogni modo, ed a tutte le Istituzioni che in questi anni si sono succedute, che a Sulmona venisse costruito un nuovo Ospedale, perché la vecchia struttura, dichiarata più volte inagibile, non poteva e non può garantire la erogazione di un servizio adeguato.
Enormi criticità erano state sollevate dal punto di vista strutturale ed altrettanto gravi criticità vi erano dal punto di vista dei percorsi ospedalieri, con le evidenti negative ripercussioni sia nei confronti dei lavoratori, costretti a lavorare in condizioni indescrivibili, sia nei confronti dell’utenza costretta ad essere “assistita” in locali fatiscenti.
Oggi a Sulmona ed all’intera Valle Peligna, ma ci sentiamo di poter dire all’intero Abruzzo, viene consegnata la prima ed unica struttura Ospedaliera completamente antisismica e, per ciò che ci è stata data la possibilità di conoscere, nella struttura stessa cominciano ad esserci anche quelle moderne attrezzature e tecnologie di cui un Ospedale, per essere definito tale ha bisogno.
E qui sentiamo di dover dare una risposta al segretario della ANAAO laddove lo stesso dichiara di “aver vinto una scommessa” anche quando la CGIL era contraria, alla sua proposta, alla allocazione dei container al posto dell’Ospedale.
Oggi come allora diciamo che la risposta giusta era la nostra e che i container non potevano rappresentare la soluzione al problema, nemmeno provvisoria, tant’è che detti container sono ancora allocati “temporaneamente” dopo ormai 10 anni nei pressi dell’Ospedale dell’Aquila.
Quali professionalità avrebbero deciso di venire a lavorare in tali condizioni? E con quale prospettiva di temporaneità?
Ma qui viene fuori l’altro vero problema della Sanità del centro Abruzzo in particolare e di tutte le Aree interne in generale. Infatti, portato a casa il positivo risultato del nuovo Ospedale, in merito al quale vigileremo per la più immediata consegna dal punto di vista operativo e funzionale alla cittadinanza, la battaglia continua per quanto concerne la storica ed ormai cronica carenza di personale che è necessario e fondamentale per poter permettere a questa moderna struttura di essere in grado di poter assolvere al proprio compito, quello di garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute.
E su questo fronte va immediatamente intrapreso un percorso che torni a rendere attrattivo, sia per l’utenza che per le nuove professionalità che necessariamente si devono aggiungere a quelle che già ci lavorano, l’Ospedale di Sulmona. E in merito riteniamo che la nuova struttura rappresenti un passo importante.
Ma la struttura, senza personale e senza una adeguata classificazione, rischia di rimanere una eterna promessa, per questo riteniamo che sia fondamentale classificare l’Ospedale di Sulmona in Ospedale di I livello restituendo e generando per questo territorio una propria specificità dal punto di vista di erogazione di servizi sanitari, vanno ora, infatti, definite, con la Direzione della Asl e con la Regione, le funzioni del nosocomio Peligno nel quadro della rete ospedaliera Regionale.
Solo attraverso ulteriori investimenti in termini di personale Medico, Infermieristico, OSS ed attraverso un potenziamento della “macchina amministrativa” si riuscirà a rendere efficace ed efficiente l’intero sistema sanitario del Centro Abruzzo.
Vanno infatti avviate le stabilizzazioni del personale e contestualmente vanno avviate le procedure concorsuali, ferme ormai da troppo tempo, per l’assunzione dei primari ospedalieri. Inoltre va avviata una seria integrazione Ospedale-Territorio di fondamentale importanza migliorare l’efficienza della medicina territoriale e che possa garantire ai cittadini livelli essenziali di assistenza domiciliari. Solo così si potranno evitare disagi sociali ed economici ai cittadini che potranno esigere il diritto alla salute sul territorio e non spostarsi continuamente in altre strutture della Regione o addirittura fuori Regione.