Sulmona, carcere: “ancora minacce e oltraggi agli operatori penitenziari”

Sulmona. “Sembrerebbe non finire l’ordalia di eventi critici che il “pazzo” detenuto del carcere abruzzese starebbe mettendo in pratica all’interno della struttura peligna. Non si conterebbero, infatti, le minacce e gli oltraggi dallo stesso poste in essere, nei confronti di operatori penitenziari siano essi di polizia penitenziaria che delle restanti aree”.

A dirlo sono Mauro Nardella e Cristiano Laurenti rispettivamente Segretario regionale e Provinciale della UIL PA Polizia Penitenziaria.

“Le ultime due in ordine di tempo riguarderebbero un’infermiera, che avrebbe subìto minacce e per avuto la solo colpa di dovergli somministrare la terapia prescritta, e quella perpetrata a mezzo bomboletta del gas nei confronti degli addetti in quel momento in servizio. Insomma un solo detenuto starebbe tenendo sotto scacco un intero carcere e con tutto ciò che ne consegue in termini di regolare mantenimento dell’ordine. Una persona che starebbe dimostrando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che il sistema psichiatrico penitenziario, almeno per ciò che attiene l’istituto peligno, risulta essere totalmente fallimentare”, dicono Nardella e Laurenti.

“Comparirebbe, ma solo sulla carta(diremo), la presenza di un presidio psichiatrico presso il carcere di Sulmona e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ne approfitterebbe per veicolare presso tale istituto i vari “pazzi” di turno. Un “giochetto” amministrativo privato, però, – secondo i due sindacalisti- della giusta logistica visto che la struttura sulmonese, al netto di un solo psichiatra e neanche a tempo pieno, non possiede un reparto ad hoc e, soprattutto, personale penitenziario e sanitario formato per il contenimento di tali soggetti ( sarebbe come inviare pugili indisciplinati in una palestra senza ring) e che in altri tempi sarebbero stati osservati nei più attrezzati Ospedali Psichiatrici Giudiziari”.

“Ci si chiede a questo punto – continuano Nardella e Laurenti- se la presenza del solo psichiatra giustificherebbe l’invio di pazzi in una struttura impreparata alla gestione degli stessi”.

Per i due dirigenti della UIL risulta sempre più incomprensibile la chiusura che c’è stata negli anni scorsi degli OO.PP.GG. visto che tali strutture, rispetto ad oggi, avevano tutto il necessario in termini di presenza di competenti operatori in grado di gestire come si deve questa tipologia di reclusi. A parere dei due sindacalisti, gli ospedali psichiatrici andrebbero riattati e riaperti. “Stando attenti, però, acchè non si ripetano gli errori del passato implementando, quindi, strutture nuove e più comfortevoli”.

“Probabilmente maturerà, ma forse già siamo in forte ritardo, la necessità di dover prevedere e riservare, qualora dovesse permanere una situazione del genere, per il carcere in generale e Sulmona in particolare, un posto per uno psichiatra che si occupi e preoccupi dello stato di salute mentale anche per il personale in servizio. Analoghe considerazioni valgono per la Casa Circondariale di Avezzano, la quale in passato, nonostante la sua vocazione a custodia attenuata, ha visto più di una volta la presenza di detenuti psichiatrici”, concludono amareggiati Nardella e Laurenti-

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