Nonostante le imminenti elezioni, le new town sono in decomposizione. Nessuno se ne cura

Con l’avvicinarsi delle elezioni regionali, si torna a parlare delle new town volute dal Governo Berlusconi. A distanza di anni, ecco la situazione.

Le elezioni regionali in Abruzzo sono sempre più vicine e con queste, riemergono tante problematiche che, in altri periodi, non ricevono sicuramente l’attenzione che meriterebbero. Si tratta di importanti elezioni per il centro destra a trazione meloniana, dopo la sconfitta in Sardegna e una riconferma di Marsilio, sarebbe auspicabile per Giorgia Meloni. Emergono però, alcuni problemi radicati in un oscuro passato.

CASE IN DECOMPOSIZIONE
CASE IN DECOMPOSIZIONE abruzzo.cityrumors.it

L’oscuro passato in questo caso, è quello del 5 e 6 aprile 2009, nella notte in cui l’Abruzzo tremò, portando devastazione a L’Aquila e in varie zone. Per rispondere nella maniera più celere al dramma degli sfollati, l’all’ora premier Silvio Berlusconi (con Giorgia Meloni come Ministro della Gioventù), coadiuvato da presidente della protezione civile Guido Bertolaso, diedero vita al progetto C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili). A distanza di 15 anni però, la situazione non è quella che ci si prospettava.

Il problema delle new town berlusconiane

Il progetto C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili), per come era pensato da Berlusconi, Bertolaso e le varie commissioni che vi hanno lavorato, comprendeva 4.448 appartamenti pubblici dislocati in 19 insediamenti, 1.176 alloggi di legno M.A.P. (Moduli Abitativi Provvisori) distribuiti in 28 località e 33 scuole prefabbricate M.U.S.P. (Moduli a Uso Scolastico Provvisori). La definizione di “new town” ovvero città nuova, sembrava dunque estremamente calzante.

Ma non solo foto Ansa
Ma non solo foto Ansa abruzzo.cityrumors.it

Non passò troppo tempo prima che tale misura, finisse al centro di svariate polemiche, a partire dai costi elevati per la realizzazione (oltre 1 miliardo di euro) che generano inchieste, anche a causa delle infiltrazioni della criminalità organizzata e per la fattura dei materiali utilizzati. Non passò infatti molto, prima che infiltrazioni e crolli iniziassero a colpire gli immobili provvisori.

A quasi quindici anni di distanza, L’Aquila è ancora un cantiere a cielo aperto e la maggior parte di quegli appartamenti è disabitata. Molti di questi, sono diventati luoghi di degrado, occupati abusivamente, sciacallati e utilizzati per le più disparate attività. Solo di recente, il Comune di L’Aquila guidato dal meloniano Pierluigi Biondi, dopo aver rimandato per anni, ha finalmente dato il via almeno sulla carta, al “Progetto Metamorfosi”.

Si tratta del progetto che prevede l’abbattimento di 12 piastre e la successiva ricostruzione di nuove palazzine che dovrebbero ospitare il servizio civile universale e, in futuro, il comando dei Vigili del Fuoco. Il finanziamento per la riqualifica degli ex alloggi per i terremotati, godrà di 60 milioni di euro di finanziamenti dal Fondo complementare del Pnrr per le aree terremotate. Molti degli immobili però, avranno bisogno di ulteriori lavori per essere rimessi a norma.

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