La ricostruzione del patrimonio dell’edilizia scolastica rappresenta la grande assente del piano di rinascita della città dell’Aquila e del suo territorio provinciale. Ricostruire la scuola, come abbiamo già avuto modo di affermare, doveva essere una priorità sociale per i nostri amministratori, perché la scuola, integrata in un progetto sociale di città, delinea e partecipa alla definizione della comunità.
L’inspiegabile volontà di non ricostruire le scuole, nonostante ci fossero le risorse, come ci ricordava qualche giorno fa la commissione “Oltre il Musp” che in questi anni ha portato avanti un progetto partecipato di cittadinanza attiva per la ricostruzione del polo scolastico di Sassa, rappresenta un fallimento prima di tutto sociale e l’occasione mancata per ripensare alla definizione stessa di città. La Flc Cgil dell’Aquila, che in questi dieci anni ha partecipato ad arginare le conseguenze della mancata ricostruzione dell’edilizia scolastica in termini di perdita di iscrizioni (solo quest’anno in Abruzzo si perdono quasi 1800 iscrizioni, 373 nella sola provincia dell’Aquila) e di organici insieme alla tenuta della comunità cittadina, esprime la propria indignazione per il persistere, a distanza di dieci anni, di una situazione ancora post emergenziale che vede la maggior parte delle nostre scolaresche ancora in MUSP che convivono con edifici non sicuri, non più adeguati alla didattica innovativa che le sfide sociali ed economiche ci impongono.
In questo senso, ricostruire le scuole in città poteva permettere ai suoi futuri cittadini e cittadine di essere competitive e di agire un sapere ed una conoscenza che necessitano di strutture adeguate.
“Abbiamo visto in tg 2 dossier”, sottolinea Miriam Del Biondo, ” alcuni giorni fa le immagini di una scuola post sisma, con ampi spazi, colorata e bella. Abbiamo ascoltato la testimonianza di genitori che affermano di sentirsi sicuri nel tenere i loro figli le loro figlie in quell’edificio. Peccato che si sia omesso di dire che quell’edificio è un MUSP e che la scuola che ospita, simbolo della città dell’Aquila, non tornerà mai in centro, dove invece sono tornati due edifici di altrettante scuole private, di natura religiosa.
Gli unici ad essere ricostruiti. Ci sono ormai due generazioni di scolari e scolare che non hanno conosciuto una scuola vera e genitori che paradossalmente e comprensibilmente confondono i MUSP con le scuole vere e, anzi, li prediligono perché sono sicuri. Perché in questa città , come nel resto d’Italia, l’edilizia scolastica non è sicura. Non lo era già prima del 6 aprile 2009 e se il sisma che ha spezzato le nostre vite avesse tardato solo di qualche ora, piangeremmo ben più di 309 morti e molti di essi sarebbero stati bambini e bambine, ragazzi e ragazze. Non possiamo non fare un accenno alla vicenda emblematica del Liceo Cotugno che dal 2017, quando altri fatti sismici hanno riportato l’attenzione all’edilizia scolastica e ci hanno violentemente ricordato che viviamo in un’area a forte rischio sismico, vive una situazione assurda avendo dovuto, dopo alterne vicende, abbandonare l’edificio che storicamente occupava, riparato con contributi pubblici, e non più ritenuto sicuro per un non adeguato indice di vulnerabilità. Attualmente, distribuito in cinque sedi diverse sparse per la città, con una presidenza volante e una preside, a cui va tutta la nostra stima, che la smonta e la rimonta ogni giorno, con personale assegnato in sedi che mai avrebbe scelto e che non ha visto un opportuno aumento di organico, rappresenta la frammentazione sociale della nostra comunità.
Ma c’è una resistenza in questa città ed è quella dei ragazzi e delle ragazze che, dove la politica è mancata, hanno saputo riorganizzarsi e ricostruire spazi di aggregazione sociale. Hanno saputo guardare oltre la miopia degli adulti che li amministrano e ci ricordano quotidianamente che, alla fine, vince la vita. La FLC CGIL dell’Aquila dedica il suo lavoro ed il suo impegno a loro, ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze che, nel loro vagare tra le macerie in questi lunghi dieci anni, hanno tenuto viva questa città”.