Nello specifico all’uomo vengono attribuiti incendi di un Fiat Doblò e un autocarro appiccati a San Benedetto dei Marsi nell’estate del 2012, incendi di diversi locali tra cui un albergo di Pescina a luglio del 2013, l’incendio di un’Audi a San Benedetto nel dicembre del 2013, una Ford Fiesta e una Hyundai a Ortucchio nel dicembre del 2015, una Fiat Punto a Lecce nei Marsi nell’aprile del 2016. Uno degli incendi che ha procurato più allarme è stato quello che ha parzialmente distrutto il capannone di proprietà di una ditta di San Benedetto dei Marsi nell’estate del 2016.
L’uomo, secondo le accuse, si avvaleva di un esecutore al quale commissionava gli incendi per motivi che andavano da problemi connessi con lo spaccio di cocaina, alla concorrenza con altre imprese del posto, ma anche per ragioni riconducibili a dissidi di vicinato o, come in un caso, per la discussione sorta a seguito della spartizione dopo l’acquisto in comune di una vitella. Per l’esecuzione materiale di tali incendi si avvaleva di un 40enne della zona, con precedenti di polizia, che utilizzava taniche di benzina o bottiglie incendiarie tipo molotov.
Il quarantasettenne poi tormentava le vittime, minacciandole in continuazione tramite la pubblicazione sui social network di post dai contenuti che rimandavano agli incendi appena avvenuti e che lasciavano intendere la possibilità di ripetere il gesto. Le indagini, condotte dai carabinieri della compagnia di Avezzano, coordinati dal capitano Pietro Fiano, hanno avuto una svolta nei primi mesi del 2018, quando i militari sono riusciti ad acquisire particolari sui moventi degli incendi che hanno ricondotto tutti gli episodi ad un unico soggetto.
Il procuratore capo della Repubblica di Avezzano, Andrea Padalino, ha riunito tutti i procedimenti penali, riaprendo anche quelli già archiviati e ha affidato le indagini ai militari del Nucleo Investigativo che nel giro di poco tempo hanno ricostruito dettagliatamente tutti gli episodi e svolto gli accertamenti che hanno permesso di riscontrare anche alcune dichiarazioni, confrontate con quelle delle indagini precedenti. Gli elementi raccolti a carico dell’uomo hanno convinto il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Avezzano ad emettere la misura della custodia cautelare in carcere, accogliendo la richiesta formulata dal procuratore. L’uomo è stato rinchiuso nella casa circondariale di Avezzano, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.