Grotte di Stiffe. Intubare il Rio La Foce: mobilitazione del Forum H2O

“Intubare il bellissimo Rio La Foce alle Grotte di Stiffe trasformando cascate e pozze in un rigagnolo? NO grazie!” così il Forum H2O sul progetto depositato in regione per la Valutazione di Impatto Ambientale, intervento contestato dal neonato Comitato Salviamo La Foce di Stiffe.

 

Il progetto, proposto dalla società Hydrowatt Spa, prevede di captare il rio proprio all’altezza dell’uscita delle grotte, l’area frequentata da decine di migliaia di visitatori, per indirizzare l’acqua in una condotta di diametro di 80 centimetri interrata della lunghezza di 800 metri. La potenza nominale massima della derivazione per la produzione idroelettrica, di 250 litri al secondo, sarebbe di soli 304,46 Kw.

Insomma, scavi, tubi e captazioni in una delle zone più importanti dell’aquilano dal punto di vista turistico e in piena area protetta, visto che ci troviamo nel Parco naturale regionale del Sirente-Velino.

Per stessa ammissione dei redattori dello Studio di Impatto Ambientale “L’area di elevato pregio naturalistico e ricreativo è circondata da pareti a picco coperte in parte di muschi e vegetazione
arbustiva. Il corso d’acqua, riveste un’importanza particolare poiché intimamente connesso con il sistema della circolazione ipogea che fa capo all’altopiano carsico delle Rocche.”

 

Del tutto aleatori i dati relativi alle portate, che dovrebbero essere calcolate con metodi costanti per almeno 2-3 decenni. Intanto secondo gli autori dello Studio di Impatto “Il torrente Rio La Foce, che si origina all’uscita delle grotte di Stiffe, ha una portata media mensile molto variabile”. Poi presentano dati dalle fonti più diverse, in cui si passa dal citare una portata media annuale di 200 litri al secondo ad una di 500!

Alla fine il Deflusso Minimo Vitale sarebbe di soli 38 litri/secondo nei periodi di magra e di 77 litri/secondo nei periodi di maggior deflusso.
Nel Rio rimarrebbe tra il 10% e il 20% della portata, praticamente un rigagnolo, proprio nel tratto più bello ed ammirato.

Vogliamo evidenziare che la legge quadro nazionale sulle aree protette, la 394/1991, vieta espressamente la “modifica del regime delle acque” nei parchi.

 

Invece qui il Parco del Sirente, con un inusitato parere preliminare “per l’attivazione delle procedure” (perché poi specifica che il parere sul progetto sarà rilasciato in seguito) del 2015, a nostro avviso non solo lunare ma palesemente illegittimo, ha addirittura aperto, non si sa bene neanche sulla base di quali leggi, al versamento di denaro da parte dell’azienda all’ente come “compensazioni ambientali” e addirittura “royalty”! La conservazione si piega alle ragioni del bilancio dell’ente?

Una cosa che era prevista in un disegno di legge fortunatamente mai approvato dal Parlamento. Da quando in qua gli enti si basano sui progetti di legge e non su quelle vigenti?

L’area interessata dal progetto è gravata da uno specifico vincolo per la tutela del paesaggio ma il tema è trattato in poche e scarne righe dagli enti competenti.

Il Rio La Foce è uno dei pochissimi corsi d’acqua abruzzesi a rispettare gli obiettivi di qualità ambientale fissati dalla Direttiva Acque dell’Unione Europea mentre il 72% dei tratti fluviali della regione ne è distante anni luce. Di fronte ad una colossale inadempienza invece di diminuire la pressione antropica sul sistema dei corsi d’acqua si vuole addirittura intervenire pesantemente su uno dei pochi che è ancora in uno stato decente.

Infine un accenno sulla produzione energetica e sui vantaggi ambientali e sociali delle opere previste. L’energia elettrica derivante dal funzionamento dell’impianto sarebbe poca e si potrebbe tranquillamente produrre con impianti solari fotovoltaici da posizionare sui tetti delle decine di capannoni industriali e artigianali del comune di San Demetrio e di quelli vicini; a parità d’investimento si potrebbe puntare sul risparmio e sull’efficienza senza gravare su ambienti naturali ancora quasi intatti. Dal punto di vista sociale, nella fase a regime non ci sarebbe alcun posto di lavoro in quanto l’impianto sarebbe controllato con sistemi in remoto. Invece ne soffrirebbero non solo la qualità ambientale generale di un’area tra le più importanti dal punto di vista turistico della regione ma anche le attività connesse come ristoranti, enoteche ecc.

Insomma, invitiamo cittadini, associazioni ed enti a schierarsi con il Comitato che si è creato per produrre e depositare osservazioni al Comitato V.I.A. regionale entro il 3 maggio 2019.

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