L’Aquila. Il ghiacciaio del Calderone, sul massiccio del Gran Sasso, con la sua particolare posizione biogeografica sta probabilmente agendo come uno degli ultimi rifugi per specie legate agli ambienti freddi d’alta quota e per questo rare e a ridotta distribuzione nella regione mediterranea.
Specie che sono, dunque, a forte rischio di estinzione nell’attuale fase di riscaldamento climatico.
E’ di prioritaria importanza continuare il monitoraggio in queste aree per conoscere e proteggere una biodiversità a rischio di scomparsa, come suggerisce uno studio coordinato dall’Università di Milano e dall’Università dell’Aquila – pubblicato sulla rivista ‘The Holocene’ nel numero dell’8 giugno 2022 – che esplora la biodiversità sconosciuta nell’ultimo ghiacciaio dell’Appennino.
Nell’attuale fase di riscaldamento globale, sottolineano gli studiosi, le aree glaciali relitte sono uno degli ecosistemi più minacciati al mondo. Sono ambienti unici, ricchi di biodiversità di grande interesse dal punto di vista sia scientifico sia conservazionistico: a questi risultati è giunto il team di ricerca guidato da Barbara Valle dell’Università di Milano e Michele Di Musciano dell’Università dell’Aquila, che ha analizzato e monitorato le comunità vegetali e animali ospitate nel Ghiacciaio.
Alcuni artropodi, come la nuova specie Desoria calderonis – descritta nella ricerca dello stesso team pubblicata sulla rivista scientifica ‘European Journal of Taxonomy’ – sono particolarmente legati alla presenza di ghiaccio e quindi estremamente sensibili ai cambiamenti climatici in atto. Tra le piante, solo Arabis alpina è in grado di crescere sui detriti rocciosi presenti sul ghiacciaio, grazie alle sue caratteristiche uniche che le permettono di germinare e sopravvivere in un ambiente estremo.