Brutta esperienza per la Cantantessa in Abruzzo. Dopo vent’anni se ne parla ancora

Dopo più di 20 anni, continua la lotta legale tra la società “On The Road” e il Comune di L’Aquila per un’esibizione della cantante Carmen Consoli.

Carmen Consoli è una delle voci italiane più caratteristiche che ci siano, riconoscibili fra mille, in grado di far appassionare chiunque alle vicende che è in grado di raccontare in musica. Nel 2003, anche l’Abruzzo voleva un po’ di quella magia che solo la ‘Cantantessa’ siciliana sarebbe stata in grado di regalare. A distanza di più di 20 anni da quell’esibizione però, è ancora aperta e pulsante una ferita.

Brutta esperienza per la cantante
Brutta esperienza per la cantante abruzzo.cityrumors.it

Dopo la conclusione del concerto di Carmen Consoli, tenutosi a L’Aquila, iniziarono dei problemi che si trascinano ancora oggi: un’aspra diatriba legale che vedrebbe da una parte la società “On The Road”, ovvero il management che ha gestito la serata di L’Aquila, e dall’altra parte proprio il Comune di L’Aquila che, secondo le accuse lanciate dalla società, risulterebbe insolvente per una cifra pari a 50.000 euro.

La parola ai tribunali

Carmen Consoli nel 2003 si esibisce a L’Aquila. Tutti esultano, tutti sono felici. 20 anni dopo però, la società che si è occupata di organizzare la serata della cantautrice siciliana, continua una causa civile intentata al Comune di L’Aquila, che secondo la ricostruzione della società “On The Road”, risulterebbe insolvente del compenso del concerto, che ammonterebbe a 50.000 euro.

Cosa accadde in Abruzzo
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Il concerto del 2003 si tenne nell’ambito della Perdonanza. Una prima sentenza a riguardo, era arrivata 12 anni fa, emessa dal Tribunale di Roma, che aveva portato il Comune aquilano a iscrivere quei 50.000 euro tra i debiti fuori bilancio. In seguito a un parere della Cassazione a Sezioni Unite, tre giorni fa un’ordinanza della Cassazione ha rimesso la questione alla Corte d’Appello di Roma.

La Corte d’Appello dovrà dunque riesaminare quella sentenza che, in secondo grado, aveva dato ragione al Comune. A giustificare tale ricorso in Cassazione da parte della “On The Road”, sarebbe il fatto che la Corte d’Appello, nel 2016, per via di un cavillo giuridico quale il mancato deposito del contratto quale fonte della presunta obbligazione di pagamento, aveva ribaltato il verdetto di primo grado del 2012.

Negli anni è inoltre venuto fuori come altre cause siano nate, tra il Comune e l’istituzione Perdonanza Celestiniana, su chi dovesse pagare, col risultato che, nel 2003, quasi nessuno ricevette un compenso per una prestazione a L’Aquila, che non versò neppure il contributo promesso all’arcivescovo di Sarajevo, Pulji’c. Dunque al momento, la parola è passata nuovamente alla Corte d’Appello e chissà quanto tempo ci vorrà, per vedere la risoluzione dell’increscioso fatto.

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