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Acqua non potabile nell’aquilano, gli ambientalisti: “Anni di chiacchiere”

“Passano anni e anni di chiacchiere ma gli unici risultati concreti, come l’allontanamento delle sostanze pericolose dai laboratori e l’attivazione di procedure come la V.Inc.A., li abbiamo ottenuti con le denunce, il lavoro dei NOE e la timida azione della magistratura teramana”.

A dirlo in riferimento a quanto accaduto ieri a L’Aquila il Forum H2O che da anni si occupa della questione della sicurezza dell’acqua del Gran Sasso.

“Imbarazzante e ingiustificabile. Si è rivissuto esattamente quanto già visto nel teramano nel 2017 solo che errare è umano, perseverare diabolico. Tutto poteva essere risolto con una comunicazione preventiva al pubblico rispetto ai lavori da svolgere che comportano rischi di contaminazione ed eventuali disservizi conosciuti a tutti gli enti con mesi di anticipo”. Infatti il rischio di passaggio del toluene all’acqua del Gran Sasso durante le fasi di verniciatura dell’autostrada è un fatto stranoto, non solo per quanto accaduto improvvisamente nel 2017 nel teramano (in realtà si riscontrò toluene nell’acqua anche a L’Aquila come facemmo emergere con gli accessi agli atti), ma pure negli apprezzabili documenti di Strada dei Parchi depositati in regione il 17 novembre 2021 per la procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale proprio dei lavori di manutenzione dei tunnel autostradali. La Regione Abruzzo, dopo integrazioni richieste dall’Ente Parco del Gran Sasso, ha approvato la documentazione il 27 gennaio 2022″.

E ancora: “Il documento di Strada dei Parchi del 2021 era talmente dettagliato, con tanto di stima della quantità di toluene potenzialmente riscontrabile nell’acqua a seguito dei lavori e conseguente saturazione dell’aria, che, per dire, immediatamente lo segnalammo alle parti coinvolte nel procedimento penale per i fatti del 2017 perché poteva essere anche utile a ricostruire quanto accaduto allora. Lo scatenarsi solo nel tardo pomeriggio di un tale putiferio per attività manutentive necessarie e programmate da tempo, che si sapevano essere di particolare delicatezza, tanto che nel lato teramano l’acqua è stata messa ‘a scarico’ dieci minuti prima dell’avvio dei lavori avvenuto alle 10, fa quindi letteralmente cadere le braccia. Sarebbe bastato comunicare qualche giorno prima della possibilità di disservizi per evitare o almeno limitare preoccupazioni e disagi ingenerati nella popolazione, anche con risvolti di ordine pubblico assolutamente prevedibili quando si verificano emergenze idriche”.

Inoltre, “Peccato che sul Gran Sasso, per un senso di riservatezza a nostro avviso malinteso e insensato che nel recente passato ha portato ad esempio il Commissario Gisonni a negare un accesso agli atti proprio ai soggetti che hanno scoperchiato il vaso di Pandora per cui oggi lui, purtroppo, è stato nominato, continui a mancare la comunicazione pro-attiva e la partecipazione del pubblico. Il risultato concreto è la cosiddetta eterogenesi dei fini con il panico nella popolazione”.

Per il Wwf Teramo, “Ancora una volta l’utilizzo di una sostanza pericolosa come il toluene per la verniciatura delle gallerie autostradali ha imposto la messa a scarico dell’acqua e ha determinato, anche a causa della mancanza di una comunicazione preventiva, panico e profondo disagio nella popolazione. Gli interventi erano previsti da tempo e peraltro esiste un protocollo sulla gestione delle comunicazioni dei lavori da effettuare sotto il Gran Sasso che dovrebbe mettere tutti gli enti nelle condizioni di gestire le problematicità legate a questi interventi in maniera ordinata. Evidentemente è mancato un sistema di preallerta – come quello che i cittadini del teramano pagano da anni con le loro bollette sull’acqua – che rendesse possibile effettuare in sicurezza e tranquillità un intervento programmato e quindi ben noto agli addetti ai lavori. Resta comunque difficile da accettare che acqua inquinata, o anche solo potenzialmente inquinata, possa essere messa a scarico in un ecosistema naturale che è all’interno di un Parco Nazionale e di siti della Rete Natura 2000 dell’Unione Europea. Così come è assolutamente inaccettabile che si possa mettere a scarico acqua destinata al consumo umano in un periodo condizionato dalla siccità. Alla fine sembra che passano gli anni, ma sull’acquifero del Gran Sasso si continuano a commettere sempre gli stessi errori. L’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, promosso da WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia – GADIT, FIAB, CAI e Italia Nostra, ricorda per l’ennesima volta che la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso non è semplicemente un problema di “sistemazione di tubi”, ma che si sta operando all’interno di un acquifero che fornisce acqua a centinaia di migliaia di abruzzesi e che ci si trova all’interno di un ambiente naturale che – almeno sulla carta – dovrebbe avere il massimo grado di tutela a livello nazionale ed europeo”.