Terremoto L’Aquila, commissione grandi rischi: in appello una condanna e 6 assoluzioni

L’Aquila. La Corte d’Appello dell’Aquila ha assolto sei dei sette della Commissione Grandi rischi che parteciparono alla riunione 5 giorni prima del sisma del 6 aprile. In primo grado Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Claudio Eva, Michele Calvi erano stati condannati a 6 anni per omicidio e lesioni colpose.

In parziale riforma della sentenza di primo grado l’unica condanna a due anni di reclusione è stata inflitta a Bernardo De Bernardinis, già  vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile.

L’accusa è quella di aver falsamente rassicurato gli aquilani e sottovalutato il rischio sismico al termine della riunione del 31 marzo 2009, cinque giorni prima della scossa distruttiva del 6 aprile alle 3:32. La sentenza di primo grado era stata pronunciata il 22 ottobre 2012. Dopo le brevi arringhe degli ultimi difensori degli imputati che hanno aperto l’ultima udienza di questo processo d’appello, la Corte, presieduta da Fabrizia Francabandera, si è riunita in Camera di Consiglio, prima di emettere la sentenza.

Il collegio giudicante era composto dal presidente Fabrizia Ida Francabandera e dai consiglieri Carla De Matteis e Marco Flamini. Il dispositivo della sentenza è stato letto alle 17.15. Assolti da ognio accusa, dunque, Franco Barberi, all’epoca presidente vicario della Cgr; Enzo Boschi, già presidente dell’Istituto nazionale di Geologia e Vulcanologia (Ingv); Giuliano Selvaggi, allora direttore del Centro nazionale terremoti dell’Ingv; Gian Michele Calvi, direttore della fondazione Eucentre, centro europeo di formazione e ricerca in ingegneria sismica e responsabile del Progetto Case; Claudio Eva, ordinario di fisica terrestre all’Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico del dipartimento della Protezione civile.

“Vergogna, vergogna!”. Così il pubblico ha accolto all’Aquila la lettura della sentenza della Corte d’Appello che ha assolto i membri della commissione Grandi Rischi in merito al sisma del 6 aprile. Sit-in all’esterno della Corte, con tantissime persone che si sono radunate attraverso i social network.

Terremoto: Grandi Rischi, per avvocatura Stato non fu riunione
Nel corso del processo d’appello le difese degli imputati, pur se con differenziazioni, hanno cercato di smontare, riuscendoci, il castello accusatorio insistendo sul fatto che quella che si svolse a L’Aquila non fu una riunione ufficiale della Commissione Grandi Rischi. In particolare l’avvocatura che rappresenta lo Stato, con i legali Sica e Giannunzi, aveva sottolineato che quella tenuta a L’Aquila non era una Commissione Grandi Rischi e che gli intervenuti parlarono a titolo personale: “Le informazioni riferite sono state rappresentate in maniera distorta, facendo riferimento sia all’ex assessore regionale alla Protezione civile Daniela Stati che alla stampa. Sulla stessa lunghezza d’onda, tra gli altri, anche l’avvocato Alessandra Stefano, legale di Claudio Eva secondo il quale si tratto’ di “una riunione di singoli”. “La sentenza di primo grado – aveva sostenuto nella sua arringa – non ha dimostrato che le affermazioni rassicuranti ci fossero state, ma le ha date per scontate fin dall’inizio”. Per l’avvocato Stefano quella riunita a L’Aquila non era una Commissione istituzionalizzata, a parlare furono i singoli esperti e non il ‘soggetto unitario’ Commissione Grandi Rischi. A far da contraltare a questa tesi era stato soprattutto l’avvocato Attilio Cecchini, ‘principe’ del Foro aquilano il quale aveva sostenuto che “la linea giuridica della difesa secondo la quale i sette esperti non si riconoscono nella Commissione Grandi rischi e’ un errore giuridico perche’ in base a quanto scritto su alcune sentenze della cassazione, anche qualora ci fosse stata una irregolarita’ nell’investitura essi comunque indossarono la veste di pubblici ufficiali e dunque gli atti prodotti restano validi”. Per Cecchini, in definitiva, gli scienziati della commissione assunsero ed incarnarono comunque il ruolo di pubblici ufficiali.

Terremoto: presidente Ingv, soddisfazione per assoluzione
“E’ con grande soddisfazione che apprendo la notizia del proscioglimento dei componenti della Commissione Grandi Rischi, tra cui il dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, gia’ direttore del Centro nazionale terremoti e l’allora presidente dell’Ingv, Enzo Boschi, dalla Corte di Appello dell’Aquila”. Ad affermarlo e’ il presidente dell’Ingv, Stefano Gresta. “La pronuncia della Corte – sottolinea Gresta – dimostra che i due colleghi, presenti alla riunione del 31 marzo 2009, hanno sempre agito con correttezza, nel rispetto dei ruoli e delle proprie competenze, fornendo contributi scientifici e ribadendo, contestualmente, l’alta pericolosita’ sismica della Regione Abruzzo, coerentemente con i precedenti comunicati trasmessi dall’Ente. Oggi non solo viene restituita l’indiscussa onorabilita’ e la dignita’ a Giulio Selvaggi e a Enzo Boschi, ma viene anche ribadita, qualora ce ne fosse bisogno, la credibilita’ a tutta la comunita’ scientifica italiana. Confermo, anche a nome di tutti i ricercatori dell’Ingv, ancora una volta, la mia vicinanza ai parenti delle vittime”.

Terremoto: Grandi Rischi, pg aveva chiesto conferma condanne
La Corte d’Appello dell’Aquila, di fatto, non ha accolto la tesi accusatoria sostenuta dal pg Romolo Como che aveva chiesto la conferma della sentenza del giudice delle prime cure che aveva inflitto sei anni di reclusione a tutti gli imputati. “La colpa – aveva spiegato il magistrato nella sua requisitoria del 10 ottobre, giornata nella quale si era aperto il processo d’appello – non attiene al mancato allarme ma alla errata, inidonea, superficiale analisi del rischio e di una carente e fuorviante informazione che ha fatto mutare i comportamenti degli aquilani di attuare le tradizionali misure dopo scosse forti. La colpa generica e’ la negligenza e l’imprudenza nel fare quella valutazione. Sottolineo – aveva proseguito Como – che si cerca di far rientrare dalla finestra quello che si e’ messo fuori dalla porta e cioe’ il voler presentare espressamente che si e’ trattato di un processo alla scienza. Ma non e’ cosi'”. Secondo il pg, “la sentenza non e’ fondata su un’ipotesi di colpa incentrata sulla previsione del terremoti, non e’ cosi’ perche’ non e’ possibile prevedere. Ribadisco la imprevedibilita’ del terremoto. La riunione della Commissione Grandi Rischi all’Aquila del 31 marzo 2009 e’ stata un’operazione mediatica per tranquillizzare la popolazione con carattere scenografico e mistificatore, al termine e’ stata data un’informazione inesatta, incompleta e fuorviante”.

Terremoto: Grandi Rischi, dal pubblico una selva di “vergogna”
“Vergogna, vergogna!”. Cosi’ il pubblico in aula ha accolto oggi pomeriggio all’Aquila la lettura della sentenza della Corte d’Appello che ha assolto sei dei sette membri della commissione Grandi Rischi in merito al sisma del 6 aprile 2009.

Terremoto: Grandi Rischi, in primo grado accusa chiese 4 anni
Nel processo di primo grado alla Commissione Grandi Rischi i pm Fabio Picuti e Roberta D’Avolio avevano chiesto la condanna per tutti i sette imputati a quattro anni di reclusione. Dopo trenta udienze, nelle quali avevano deposto 275 testimoni, il giudice monocratico del Tribunale, Marco Billi, ando’ invece oltre condannando gli esperti della Cgr a sei anni. Passaggio chiave dell’accusa furono, come ribadito in appello anche dal pg, le notizie rassicuranti che indussero la gente a stare a casa. Fulcro del processo fu dunque il verbale redatto subito dopo la riunione del 31 marzo 2009. In quel documento, in buona sostanza, e sempre secondo le ipotesi accusatorie, si riteneva poco probabile un forte terremoto. I pm contestavano “una valutazione del rischio sismico approssimativa, generica e inefficace in relazione all’attivita’ della commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio sismico”. “Sono state fornite dopo la riunione – si leggeva nel capo di imputazione – informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosita’ dell’attivita’ sismica vanificando le attivita’ di tutela della popolazione”. Secondo i pm gli imputati “sono venuti meno ai doveri di valutazione del rischio connessi alla loro funzione” anche sotto il profilo dell’informazione. Queste notizie rassicuranti “hanno indotto le vittime a restare nelle case”. Il tribunale aveva disposto anche le pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’interdizione legale durante l’esecuzione della pena. Il giudice Billi aveva anche deciso una provvisionale di 7,8 milioni di euro in favore delle parti civili.

Terremoto: Grandi Rischi, pg, sono sconcertato
“Immaginavo un forte ridimensionamento dei ruoli e delle pene, ma non un’assoluzione cosi’ completa, scaricando tutto su De Bernardinis, cioe’ sulla Protezione civile”. Lo ha detto il pg, Romolo Como subito dopo la lettura del dispositivo della Corte d’Appello dell’Aquila, definendosi “alquanto sconcertato”.

Terremoto: Grandi Rischi, ancora in piedi posizione Bertolaso
Sulle conseguenze processuali riferite al terremoto che colpi’ L’Aquila alle 3.32 del 6 aprile 2009 rimane ancora in piedi la posizione di Guido Bertolaso, all’epoca dei fatti capo della Protezione civile nazionale. Per lui l’accusa e’ di omicidio colposo. L’inchiesta, ribattezzata Grandi Rischi 2, fu avviata dalla polizia giudiziaria dopo la denuncia presentata dall’avvocato aquilano Antonio Valentini (che nel processo appena concluso assiste numerose parti civili). Cio’ dopo la diffusione di una telefonata intercettata tra Bertolaso e l’ex assessore alla Protezione civile della Regione Abruzzo Daniela Stati, uscita, invece, dall’inchiesta. A volere la riunione della Commissione Grandi Rischi fu proprio Bertolaso, dopo che il 30 marzo 2009 in citta’ si registro’ un terremoto di magnitudo 4.1. Dopo due richieste di archiviazione avanzate dalla Procura della Repubblica dell’Aquila e respinte dal giudice delle indagini preliminari, il fascicolo e’ passato alla Procura Generale e l’indagine e’ gestita proprio dal pg Romolo Como che dovra’ decidere se scagionarlo e chiederne il rinvio a giudizio. La telefonata tra Bertolaso e Stati avviene il 30 marzo e l’ex numero uno della Protezione civile informa l’assessore che il giorno dopo aveva organizzato una riunione della Commissione dicendole di mettersi d’accordo con il suo vice, Bernardo De Bernardinis. Una riunione necessaria per fare il punto “su questa vicenda dello sciame sismico che continua (era iniziato tra dicembre e gennaio 2014, ndr), in modo da zittire subito qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni ecc”. Bertolaso, poi, rimprovera la Stati per un comunicato stampa diffuso dalla Regione che rassicurava gli aquilani spaventati dopo la scossa di magnitudo 4.1 nel quale, sostanzialmente, si diceva che non sono previste altre scosse di terremoto. Bertolaso va su tutte le furie: “Non si dicono mai queste cose quando si parla di terremoti, neanche sotto tortura, perche’ se tra due ore c’e’ una scossa che cosa dicono i tuoi? Bisogna essere prudentissimi”, aggiunge. “Faro venire a L’Aquila i massimi esperti di terremoto e loro diranno che e’ una situazione normale, sono fenomeni che si verificano, meglio che ci siano cento scosse di 4 scala Richter piuttosto che il silenzio perche’ cento scosse servono a liberare energia e non ci sara’ mai la scossa quella che fa male. Hai capito?. Ora parla con De Bernardinis, decidete dove fare questa riunione domani. Poi fatelo sapere che ci sara’ questa riunione che non e’ perche’ siamo spaventati o preoccupati ma e’ perche’ vogliamo tranquillizzare la gente e invece che parlare io e te facciamo parlare i massimi scienziati nel campo della sismologia. Io non vengo – prosegue la conversazione -. Li faccio venire da te a L’Aquila, o da te o in prefettura, decidete voi a me non frega niente, di modo che e’ piu’ un’operazione mediatica. Hai capito”.

Terremoto: Grandi Rischi; De Bernardinis, rispetto per le vittime
“Se fossi stato il padre di una delle vittime avrei fatto la stessa cosa. Una vittima e’ sempre una vittima. Non ho mai contestato nulla”. Lo ha detto Bernardo De Bernardinis, unico condannato (2 anni, pena sospesa) tra i 7 membri della Commissione Grandi Rischi all’uscita dalla Corte d’Appello dell’Aquila dopo la lettura del dispositivo della sentenza.

PROCESSO ALLA COMMISSIONE GRANDI RISCHI, D’ALFONSO: RISPETTO LA SENTENZA MA COMPRENDO IL DOLORE DEI FAMILIARI DELLE VITTIME

“Sono abituato da sempre a rispettare tutte le sentenze. Comprendo il dolore dei familiari delle vittime e attendo di leggere le motivazioni che hanno portato i giudici a questo pronunciamento”. Lo ha detto il Presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso a proposito della sentenza di appello per il processo alla Commissione Grandi Rischi. “Per il futuro – ha proseguito D’Alfonso – le istituzioni locali e centrali devono imparare a reagire con velocità e qualità davanti alle catastrofi, producendo informazioni e soprattutto capacità organizzativa crescente”.

Terremoto: Grandi Rischi; Pezzopane, sentenza sconcertante

“Sono sconvolta e delusa da una sentenza che sconcerta perche’ capovolge quella di primo grado. Le sentenze vanno rispettate sempre, pero’ sento che non e’ stata fatta giustizia, ne’ nei confronti delle famiglie delle vittime ne’ nei confronti della comunita’ dell’Aquila. Quella frase, il ‘fatto non sussiste’ colpisce duramente, perche’ sembra cancellare il terremoto, le vittime, le responsabilita’. Io sono vicina ai parenti di chi ha perso la vita quel 6 aprile del 2009 per il terremoto”. Lo dice la senatrice del Pd Stefania Pezzopane. “E’ una sentenza sconcertante – prosegue Pezzopane – anche perche’ e’ contraddittoria nei confronti di De Bernardinis, che condannato a due anni, sembra diventare a questo punto un capro espiatorio. Io c’ero e dunque ricordo tutti i fatti, quando nel corso della famosa conferenza stampa la popolazione ha avuto plateali rassicurazioni che hanno influito sui comportamenti”.

Terremoto: Grandi Rischi;difesa, comunque dispiaciuti per vittime
“Ci gratifica perche’ sono state accolte le nostre tes, ma siamo molto dispiaciuti per i familiari delle vittime, e umanamente comprendiamo le loro reazioni”. E’ stato il commento dell’avvocato Franco Coppi, legale di Giulio Selvaggi, dopo la lettura della sentenza assolutoria anche per il proprio assistito. Intanto sul numero uscitoqualche giorno fa di “Gq” e’ stato stilato l elenco dei 30 legali che nell ultimo anno si sono distinti per capacita’ manageriale, visione strategica e impatto mediatico, oltre che per la reputazione di tecnici di particolare valore. Al quinto posto c e’ appunto Franco Coppi, definito penalista specializzato in politici : da Giulio Andreotti a Francesco Cossiga fino a Silvio Berlusconi.

Terremoto: Grandi Rischi, sentenza importante per Bertolaso
La condanna a due anni di reclusione per Berardo De Bernardinis, ex vice capo dipartimento della Protezione civile, e le motivazioni avranno certamente un ruolo importante nel futuro di Guido Bertolaso, ex capo dipartimento della Protezione civile indagato in un filone connesso per quella telefonata intercettata dove parlava di “operazione mediatica” il giorno prima della riunione Cgr, per il quale proprio il Pg Como (che ha sostenuto l’accusa ai sette membri della Commissione Grandi Rischi), chiedendo la conferma della sentenza di condanna a sei anni di reclusione ciascuno) puo’ chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione, dopo due richieste di proscioglimento della procura della Repubblica dell’Aquila rigettate dal gip e l’avocazione del fascicolo da parte della procura generale.

Rifondazione si unisce al dolore e allo sgomento dei familiari delle vittime del terremoto

Il Partito della Rifondazione Comunista, rappresentati da Goffredo Juchich (Segretario Comunale Prc L’Aquila) e Enrico Perilli (Capogruppo Prc comune L’Aquila), si unisce allo sgomento e alla rabbia dei familiari delle 309 vittime del terremoto: “la sentenza di assoluzione per i membri della Commissione Grandi Rischi riapre una ferita incancellabile per la nostra città e non rende giustizia al nostro territorio che, già prima della tragica scossa del 6 Aprile 2009, era diventato teatro di operazioni mediatiche volte a rassicurare la popolazione. Pur rispettando il lavoro della Magistratura e in attesa delle motivazioni della sentenza non possiamo non sottolineare come nei giorni immediatamente successivi alla riunione della commissione(31/3/09) un sentimento di generale rassicurazione si era diffuso nella popolazione. Riteniamo che la superficialità con la quale la Grandi Rischi affrontò la grave crisi sismica che era in atto nel territorio aquilano rappresenti l’ennesima sconfitta di un paese incapace di fare prevenzione e politiche strategiche per la riduzione dei danni in caso di forti calamità naturali”.

Terremoto: Grandi Rischi, legali “ora l’Aquila e’ rassegnata”
Una citta’ tramortita, rassegnata. E’ l’impressione che lascia L’Aquila il giorno dopo la sentenza di ieri in Corte d’appello del processo Grandi Rischi che ha assolto i sei tra scienziati e membri della commissione, e condannato il solo Bernardo De Bernardinis, ex vice capo della Protezione Civile, a due anni con la condizionale. Una sentenza che ha fatto gridare alla “vergogna” i presenti, dopo il pronunciamento di condanna del Tribunale dell’Aquila (ottobre 2012) a sei anni di reclusione per i sette scienziati della Commissione Grandi Rischi. “Gia’ la citta’ era sonnolenta di suo, ora con questo nuovo colpo in testa reagira’ ancora meno” – ha detto l’avvocato Roberto Madama, legale di parte civile e rappresentante di un’associazione cittadina. Intanto nelle vicinanze della piu’ grande tendopoli cittadina del post terremoto i tifosi dell’Aquila Calcio ha timbrato la sua indignazione con un grandissimo striscione, lungo oltre venti metri, appeso nel luogo di maggior passaggio della citta’. “Grandi Rischi: molte storie ce lo hanno gia’ insegnato… E’ inutile fare un processo quando e’ contro lo Stato. Vergogna!”.
“Il fatto non sussiste, la Corte d’appello non ha detto che non costituisce reato, ha detto che il fatto non c’e’, non che non e’ colposo”, ha commentato l’avvocato Maria Teresa Di Rocco che difendeva le parti civili. “Manca il nesso di causalita’, evidentemente i giudici scriveranno che non e’ stato dimostrato che con quelle informazioni non c’era motivo di scappare da casa – ha evidenziato l’avvocato Antonio Valentini, uno dei promotori del processo, essendo stato il primo a presentare un esposto alla Procura della Repubblica dell’Aquila, dopo i fatti calamitosi – ma condannare solo De Bernardinis non riusciamo a capirlo”.

 

Impostazioni privacy