L’Aquila. Un modello di tassazione “per cui si andrà, in maniera del tutto contraria ad ogni norma o buon senso, ad applicare aumenti enormemente più alti per gli studenti con un ISEE basso rispetto al sistema del 2008”.
È questa la denuncia dell’Unione degli Universitari dell’Aquila, che in questi giorni si trova a fare i conti con la reintroduzione della tasse all’Università dell’Aquila da quando, con il terremoto del 2009, furono sospese grazie ad un accordo di programma con il MIUR.
“Si è arrivati a fine luglio, cioè a pochi giorni dall’apertura delle immatricolazioni che avverrà il primo agosto – precisa in una nota l’Udu del capoluogo abruzzese -, ad una proposta di revisione radicale del sistema di tassazione rispetto a quello esistente prima del terremoto. Nel Senato Accademico del 22 luglio si è deliberata la peggiore delle ipotesi possibili, nonostante gli studenti avessero più volte sollevato le criticità legate alla proposta di fasciazione, infatti si introduce un modello di tassazione per cui si andrà, in maniera del tutto contraria ad ogni norma o buon senso, ad applicare aumenti enormemente più alti per gli studenti con un ISEE basso rispetto al sistema del 2008”.
Stando a quanto riportato dall’Unione degli Universitari, la proposta del Senato prevedrebbe infatti una prima rata di 300 euro, uguale per tutti gli studenti e non abbattibile, a cui andrebbero aggiunti i 156 euro per il pagamento della tassa sul DSU Regionale, per un totale di 456 euro.
“A questa somma – continua la nota – andrebbero aggiunti ben 220 euro per tutti gli studenti con fascia ISEE tra 0 e 21.000 euro. Per gli studenti che invece hanno una soglia ISEE tra i 21.000 ed i 53.000 euro il contributo aggiuntivo varierebbe dai 220 fino ai 900 euro, sulla base dell’ISEE. Insomma lo studente che avrà, ad esempio, un indicatore ISEE con 0 euro dovrà pagare 676 euro, a fronte di qualche decina di euro del pre-terremoto, mentre gli studenti con la soglia ISEE più alta pagheranno una tassa totale di 1356 euro. Solo sul contributo sarà poi possibile una graduazione di sconti di merito, escludendo i 300 iniziali (a fronte di una tassa di iscrizione fissata dal MIUR che dovrebbe essere di 198 euro) sia dalla fasciazione di reddito che dagli sconti. Il risultato rispetto alla tassazione del 2008 sarebbe un incremento per gli studenti a reddito 0 che può arrivare fino al 1000% mentre per i redditi a 30.000 di ISEE si pagherà fino ad un 50% di tasse in più; per i redditi a 40.000 l’aumento sarà del 26%”.
Tutto questo però, come fatto notare dagli studenti, andrebbe a violare la norma di legge prevista dalla spending review del 2012, la quale prevede che, per gli studenti con ISEE al di sotto dei 40.000 euro, fino all’anno accademico 2015/2016 non si possano incrementare le tasse universitarie oltre il normale adeguamento Istat, che dal 2008 ad oggi sarebbe pari ad un incremento del 9.6%.
Di fronte a questa proposta gli studenti dell’UDU rappresentanti in Senato Accademico hanno votato contro e hanno poi abbandonato la seduta come segno di protesta e di dissenso verso quello che l’Unione non stenta a definire “un organismo ormai totalmente sconnesso dalla realtà sociale e dai vincoli della legge. Tutto questo ovviamente ricalca un chiaro obiettivo politico per la Rettrice: evitare la prevedibile minore entrata nelle casse di Ateneo che altrimenti si genererebbe a causa del crollo degli immatricolati dovuto all’introduzione del numero chiuso; da lei voluto, non certo dagli studenti che manifestarono durante il Senato Accademico. La proposta della Rettrice prevede una entrata dalla contribuzione studentesca stimabile tra i 14 ed i 18 milioni di euro, introito che dovrebbe gravare su un numero di studenti previsto intorno ai 20.000, a fronte di un introito pari a 13.7 milioni quando gli studenti erano circa 26.000. Il tutto gravando sulle fasce medie e basse, ovvero le più colpite dalla crisi di questi anni. E’ il presupposto stesso delle entrate tra i 14 milioni e i 18 milioni di euro contestuale al crollo degli iscritti che è del tutto illogico, irrazionale e frutto di una visione elitaria ed escludente dell’Università. Per gli studenti prima il danno del numero chiuso – tuona l’Udu -, poi la beffa di farlo pagare ai redditi più bassi”.
L’Unione promette dunque di proporre modifiche al Consiglio di Amministrazione e, qualora si continuerà ad insistere su una proposta definita dall’Udu stesso fuori legge non esiteremo ad inchiodare l’Ateneo di fronte ai giudici Amministrativi, così come fatto negli ultimi anni in altri Atenei d’Italia che hanno violato le norme sulla contribuzione studentesca, dove abbiamo regolarmente ottenuto il risarcimento per gli studenti sovrattassati. Ci appelliamo anche al corpo accademico e ai tecnici amministrativi affinché siano sostenute le nostre proposte di modifica e ci appelliamo a sindacati e forze politiche affinché, almeno per una volta, facciano sentire la propria voce a tutela degli studenti, delle famiglie più deboli e del territorio che potrebbe uscire duramente colpito dal binomio tra numero chiuso e tasse alte”.
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“È necessario invertire la rotta se davvero si punta al raggiungimento del progetto ‘L’Aquila Città Universitaria’. Il prossimo anno accademico sarà caratterizzato da un drastico calo di immatricolazioni all’ateneo aquilano causato dalla scelta, che ha creato non poche polemiche, di imporre il numero chiuso su diversi corsi di laurea tra i più attrattivi dell’Università del Capoluogo. Contemporaneamente vengono meno le certezze sulla residenza studentesca nell’ ex Caserma Campomizzi, che il Ministero della Difesa vorrebbe tornasse struttura militare. In questo quadro che vede il futuro dell’Università dell’Aquila poco attrattivo e tutto in salita si sceglie di ripristinare il pagamento delle tasse portandole addirittura a soglie di gran lunga superiori a quelle del 2008. Pur ritenendo giusto tornare alla normalità sarebbe stato più logico studiare a tempo debito con il Ministero una reintroduzione graduale della tassazione studentesca e soprattutto tenendo conto delle fasce più deboli. E’ giusta la protesta dell’ UDU L’Aquila, sono vicino agli studenti, e invito il consiglio di amministrazione che oggi è chiamato a discutere su questa spinosa questione di valutare soluzioni alternative tenendo conto che l’Università non è e non deve essere una struttura elitaria, ma pubblica e popolare”.