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Ricostruzione all’Aquila, cinque arresti VIDEO

L’Aquila. Sono cinque le persone finite in carcere questa mattina di buon’ora, nell’ambito dell’operazione per un presunto giro di corruzione, falso, turbativa d’asta, millantato credito e emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti nell’ambito della ricostruzione del patrimonio artistico religioso dell’Aquila.

Si tratta di Massimo Nunzio Vinci e Alessandra Mancinelli, quest’ultima funzionario dipendente della Direzione regionale dei Beni culturali e paesaggistici per l’Abruzzo. Ai domiciliari è finito Luciano Marchetti, ex direttore generale dei Beni culturali e Paesaggistici per l’Abruzzo, già vice Commissario alla ricostruzione post-terremoto per i beni culturali. Patrizio Cricchi e Graziano Rosone, indagato per millantato credito. 

Le indagini, avviate nel 2012, hanno consentito di acquisire gravi elementi indiziari a carico dei componenti di un “comitato d’affari”, costituito da funzionari regionali, imprenditori e professionisti, finalizzato all’indebita acquisizione di lavori pubblici per ricostruire o restaurare luoghi di culto ed abitazioni danneggiati dopo il sisma dell’aprile 2009.

Tra i destinatari del provvedimento degli arresti domiciliari figura, per l’appunto, l’ex vice Commissario per la ricostruzione dell’Aquila. Nel corso dell’operazione sono state eseguite anche 14 perquisizioni personali e locali, a carico di ulteriori soggetti, indagati, in stato di libertà, per i menzionati reati. 

Le cinque misure cautelari sono state eseguite dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza dell’Aquila a Chieti, Rieti e Roma.

Gli indagati. Gli altri indagati nell’ambito dell’operazione “Betrayal” sono: Carlo Cricchi, 71 anni, nato ad Antorodoco (Rieti); Giuseppe Di Girolamo, 60 anni, nato a Rapino (Chieti); Antonio Ciucci, 45 anni, nato a Roma; Cristiano Incontro, 35 anni, nato a Lentini, residente a Carlentini (Siracusa) e domiciliato all’Aquila; Vincenzo Altorio, 59 anni, nato in Canada e residente a Avezzano; Francesco Girasante, 65 anni, nato a Pescara; Carmine Falasca, 67 anni, nato a Chieti e residente a Pescara; Mario Proietti, 42 anni, nato a Viterbo; Carlo Lufrano, 47 anni, nato a Chieti; Marco Calderoni, 40 anni, nato a Roma; Fausto Anzellotti, 64 anni, nato a Roma; Ilona Busova, 45 anni, nata a Uhrske Hradiste (Repubblica Ceca) e residente a Chieti. Tutti gli indagati sono accusati a vario titolo di corruzione aggravata per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, distruzione e occultamento di atti veri, uso di atto falso, turbativa d’asta, millantato credito ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

La “mazzetta”. Nel mirino degli investigatori sono finite due importanti chiese aquilane distrutte dal terremoto: le Anime Sante in Piazza Duomo e Santa Maria Paganica. Per quest’ultima esiste anche un filmato che testimonia una tangente dell’1% sui 19 milioni necessari per la sua ricostruzione: una prima dazione di 10mila euro è stata effettuata dentro un’automobile. Secondo l’accusa, i 10mila euro sarebbero l’anticipo di una tangente pari a 190mila euro che, come si legge nell’ordinanza del Gip, Giuseppe Romano Gargarella, equivale all’uno per cento dei 19 milioni dell’appalto. Lo scambio del denaro sarebbe avvenuto il 7 giugno del 2013 in un ristorante di Carsoli, dove Massimo Vinci avrebbe consegnato, per conto di Patrizio Cricchi, una busta con i 10mila euro in contanti a Luciano Marchetti, ex vice commissario dei Beni culturali, in quel momento progettista alla ricerca di incarichi e appalti e intermediario della Direzione dei Beni culturali anche attraverso lo stretto rapporto con la funzionaria della direzione del Mibac, Alessandra Mancinelli, finita in carcere, e l’architetto Giuseppe Di Girolamo, indagato.

Marchetti (ai domiciliari), consegna a sua volta la busta alla stessa Mancinelli, che la ripone nella borsa. Qualche giorno prima, la Mancinelli si era lamentata al telefono di aver visto “ancora una lira mai” in cambio dei favori. Sempre nell’ordinanza si parla di un pressing (attraverso alcune lettere) per indurre la presidenza del Consiglio dei ministri a cambiare la propria ordinanza che avrebbe permesso di considerare ad esempio le chiese, parte integrante delle canoniche, queste ultime in alcuni casi già oggetto di lavori a trattativa privata. Le lettere sarebbero dovute essere consegnate dalla Mancinelli all’ex premier Enrico Letta e a suo zio Gianni, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri. 

La reazione di Cialente. “A nome mio personale, dell’intera municipalità, di tutte le aquilane e gli aquilani, ancora una volta voglio ringraziare, per il loro prezioso e continuo lavoro, la magistratura e tutte le forze dell ordine”. Lo ha detto il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, in seguito agli arresti di oggi all’Aquila, per presunte tangenti in appalti per il recupero di beni culturali ed ecclesiastici nel centro storico dell’Aquila. “Fermo restando – ha aggiunto- che spetterà ai magistrati stabilire le responsabilità o l’estraneità di coloro che, di volta in volta, vengono indagati, è fondamentale che, a fronte dell’improbo compito di ricostruire una città capoluogo di regione, tra le più ricche di monumenti, chiese ed edifici storici d’Europa, vigilare, prevenire, ma, soprattutto, individuare ogni tentativo di corruzione, malaffare o spreco di risorse, è deciso e d’importanza fondamentale. Direi che è, anche e soprattutto, un dovere etico e morale”.

Il commento dei 5 Stelle. “Quanto sta, nuovamente, accadendo a L’Aquila con l’ennesima inchiesta sulle presunte tangenti, mirate ad accaparrarsi appalti per il recupero di beni culturali ed ecclesiastici vincolati nel centro storico, è di estrema gravità e non può lasciarci indifferenti – fa sapere il Movimento 5 Stelle aquilano – Proprio a distanza di pochi mesi dallo scandalo, caduto nel dimenticatoio, che vide coinvolti alcuni imprenditori rei, secondo l’accusa, di aver ottenuto numerosi appalti corrompendo funzionari pubblici, per il quale lo stesso sindaco Cialente rinunciò volontariamente al suo mandato salvo poi goliardicamente riprenderselo qualche giorno dopo, siamo costretti a registrare l’ennesimo episodio di corruzione che testimonia quanto sia difficile isolare il processo di ricostruzione dalla minaccia di corruttela e immoralità. La conseguenza inevitabile di questa deriva etica, determina un costante diminuzione della credibilità da parte dei cittadini aquilani verso le istituzioni e della politica nonché la speranza di vedere ricostruita la città. A ciò si aggiunge lo sconforto e l’umiliazione che i cittadini aquilani devono subire nel vedere nuovamente su tutti i tg e quotidiani nazionali balzare alla cronaca in maniera negativa la questione aquilana che, inevitabilmente, fa ripiombare nel baratro una già compromessa immagine del problema della ricostruzione aquilana. Quest’ultima non potrà mai essere portata a termine senza un’inversione di quella che sembra una “rotta tracciata”; se possiamo considerare valida la tesi che non esiste un “sistema L’Aquila” dall’altra parte non possiamo non osservare che sembra piuttosto esistere un “sistema Italia” (vedi Mose ed Expo). Il Movimento 5 Stelle di L’Aquila è vicino al duro lavoro degli investigatori e della magistratura e ribadisce che il rinnovamento deve partire dal basso, ovvero che ogni cittadino deve, in primis, partecipare con il proprio comportamento e con il proprio manifesto dissenso ad uscire da tale becera “consuetudine” all’illecito”.