I fatti. La coppia di coniugi si separa nel 2009 dopo circa 15 anni di matrimonio. Il rapporto fra moglie e marito si incrina subito dopo la nascita della loro figlia. L’uomo inizia a fare uso di sostanze stupefacenti e, a seguito del decesso di tre amici in un incidente stradale, inizia ad avere problemi psicologici. Da qui cominciano i maltrattamenti in famiglia nei confronti sia della moglie che della loro figlioletta. La donna più volte sporge denuncia, che, però, sistematicamente ritira perché convinta dall’uomo che chiede perdono e promette di cambiare atteggiamento. Ma nulla cambia e l’uomo inizia ad aggredire anche fisicamente la moglie che, più volte, è costretta a ricorrere alle cure dei sanitari del Pronto Soccorso. Dopo il sisma la coppia è costretta a vivere nella tendopoli di “piazza d’armi” e la situazione degenera perché il marito accusa la moglie di avere una relazione extra-coniugale. La donna, stanca dei soprusi di cui è vittima, chiede la separazione. Da quel momento l’ex coniuge tenta in tutti i modi di riallacciare i rapporti, ma la donna è determinata nella sua scelta anche se, per preservare il rapporto fra padre e figlia, non esclude l’uomo definitivamente dalla sua vita.
Dal Dicembre 2013 al momento della denuncia, il quarantenne aquilano quasi giornalmente si è recato nelle vicinanze dell’abitazione della ex moglie, ingiuriandola e minacciandola, nonché perseguitandola telefonicamente, pretendendo di tornare a vivere insieme.
L’uomo, condannato con patteggiamento per produzione e spaccio di stupefacenti nel 1998 e con problemi psichiatrici tanto da essere stato più volte ricoverato nell’Ospedale Psichiatrico di L’Aquila, è stato deferito all’Autorità Giudiziaria per maltrattamenti in famiglia ed atti persecutori.