Così i legali della società Santa Croce Spa smentiscono la posizione di Iris Flacco, dirigente del servizio Risorse del territorio e attività estrattive della Regione Abruzzo, in ordine alla sentenza del Tar che ha accolto il ricorso dell’azienda contro la decisione dell’amministrazione di revocare la concessione della “Fiuggino” nel comune di Canistro.
Flacco ha spiegato, confermando il no, che “il Tar ha stabilito solo che se ne riparlerà tra un anno, invitando semplicemente la Regione a verificare gli atti. Per noi non cambia nulla – assicurano – è stato giusto cancellare la concessione alla Santa Croce, per una sorgente, la Fiuggino, mai utilizzata”.
Il Tar abruzzese ha fissato l’udienza di merito nel novembre 2018.
A seguito del pronunciamento dei giudici amministrativi, Camillo Colella, proprietario della Santa Croce, ha annunciato invece di voler riavviare l’attività industriale con l’acqua Fiuggino con l’assunzione di personale, e riaprendo i battenti per la produzione nello stabilimento di Canistro, di proprietà della Santa Croce Spa come anche il marchio.
La Fiuggino insiste nel territorio di Canistro ed è nelle vicinanze della più grande sorgente denominata Sant’Antonio Sponga, la cui concessione è stata per anni nelle mani della Santa Croce Spa: la Regione ha prima negato la proroga e poi revocata in seguito di un ricorso vinto dal Comune.
Da allora si è innescata un contenzioso tra le parti con la Spa che ha impugnato ogni azione della Regione, compreso il bando regionale del 15 dicembre 2016 che ha portato, nel marzo scorso, all’assegnazione provvisoria della concessione alla Norda Spa.
“Il Tar Abruzzo nella sentenza sottintende la manifesta erroneità dei provvedimenti adottati dalla Regione Abruzzo verso la società”, sostengono i legali della Santa Croce, i quali ricordano alcuni passaggi positivi che hanno coinvolto altre istituzioni in riferimento alla funzionalità della sorgente Fiuggino.
“In merito al pronunciamento del Tar Abruzzo e alle successive esternazioni sia della Regione che del Comune di Canistro, si ritiene opportuno precisare alcuni elementi fondamentali – spiegano i legali – Con riferimento alla presunta commistione di acque, in occasione di un’ispezione avvenuta nel marzo 2017 la stessa Regione ha potuto constatare che non vi era alcun innesto delle condutture e conseguente commistione di acqua”.
Una circostanza, proseguono “comprovata anche dalla presunta ridotta portata della fonte, pari a 0,25 litri al secondo, dichiarata dalla stessa Regione. Portata che, in caso contrario, sarebbe notevolmente superiore. Il ministero della Salute, dopo la segnalazione della Regione e il provvedimento di sospensione del decreto di riconoscimento dell’acqua minerale, verificata la regolare tenuta della fonte da parte della Santa Croce, ha riconosciuto la piena validità del detto decreto”.
Secondo i legali, inoltre, “per quanto attiene alle prescrizioni impartite dalla competente Asl, sono state tutte rispettate e verificate a seguito di separato sopralluogo e la Asl, all’uopo, ha rilasciato, per quanto di sua competenza, il nulla osta all’attività di emungimento-imbottigliamento dell’acqua proveniente dalla fonte ‘Fiuggino’”.
“Tutte queste circostanze sono state già portate all’attenzione del Tar Abruzzo”, precisano.
Infine, gli avvocati ritengono opportuno precisare anche che “la Santa Croce ha sempre pagato il canone di concessione minerario annuale e l’imposta regionale per concessioni statali, circostanza già documentata alla Regione Abruzzo”.
I legali della Santa Croce sono Claudio e Matteo Di Tonno del foro di Pescara, Roberto Fasciani, del foro di Avezzano (L’Aquila) e Giulio Mastroianni del foro di Roma.