L’Aquila. Il giudice Unico del Tribunale dell’Aquila, Marco Billi ha ammesso il Comune dell’Aquila come parte civile nel processo riguardante il crollo della facoltà di Ingegneria a Roio. Nell’ambito dello stesso procedimento, è stata respinta la richiesta di estromissione dell’Università dell’Aquila, mentre è stata accolta quella di estromissione dell’associazione CittadinanzAttiva Onlus.
Dopo la fase preliminare, il giudice ha aperto la prima istruttoria dibattimentale, che sette imputati per disastro innominato colposo. Alla sbarra ci sono i progettisti Gian Ludovico Rolli, 79 anni di Roma, Giulio Fioravanti, 67 anni di Roma, e Massimo Calda, 63 anni di Bologna. Imputati anche gli ingegneri Carmine Benedetto, 47 anni aquilano, direttore di cantiere, Ernesto Papale, 59 anni di Roma, direttore dei lavori, Sergio Basile, 78 anni e Giovanni Cecere, 82 anni, entrambi collaudatori. Tutti sono accusati a vario titolo per avere redatto il progetto architettonico e variante dell’area di ingresso del corpo a in modo incompleto e carente, tra il 1988, quando fu assegnato l’incarico, e il 1994, periodo della realizzazione.
I primi quattro testi dell’accusa, sentiti oggi, hanno relazionato sulle caratteristiche generali del terremoto del 6 aprile del 2009, sui danni che la facoltà di Ingegneria ha riportato dopo il sisma, soprattutto nella zona dell’ingresso e dell’atrio della facoltà, “locali molto frequentati con una media di 600 studenti giornalieri, su un totale di 2 mila studenti su tutto il fabbricato”.
Nell’ambito del processo il Comune dell’Aquila si è costituito parte civile ed ha chiesto un risarcimento di un milione di euro, mentre l’Università ha avanzato la richiesta di circa 10 milioni di euro, compresi i danni morali subiti dall’Ateneo dopo il terremoto. Di questi, cinque milioni e mezzo sono danni patrimoniali, 4 per i danni d’immagine che si sono concretizzati con il calo di iscritti.
L’udienza è stata aggiornata al 4 febbraio prossimo.