Bertolaso non è nuovo ad intercettazioni “rassicuranti” e a “smascherarlo”, ancora una volta”, è il quotidiano Repubblica.it, che pubblica oggi un articolo a firma di Giuseppe Caporale ed Elena Dusi.
Dopo la pubblicazione della telefonata tra l’ex numero uno della Protezione Civile e l’allora assessore regionale Daniela Stati, questa volta dall’altra parte della cornetta c’è l’ex presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Enzo Boschi.
L’argomento, sempre lo stesso: tranquillizzare la cittadinanza. La differenza è che, in questo caso, la tragedia era già avvenuta. La telefonata, infatti, è datata 9 aprile ed anticipa una riunione della Commissione che si sarebbe tenuta poco dopo nella sede dell’Istituto.
“Mi hanno chiesto: ma ci saranno nuove scosse?” dice Bertolaso, che aggiunge: “La riunione di oggi è finalizzata a questo, quindi è vero che la verità non la si dice”. E ancora: “Alla fine fate il vostro comunicato stampa con le solite cose che si possono dire su questo argomento delle possibili repliche e non si parla della vera ragione della riunione. Va bene?”
Ignare, al momento, le ragioni della riunione e l’essenza di quella “verità che non si dice”.
Caporale e Dusi ipotizzano che l’oggetto della discussione possa essere la tenuta della diga di Campotosto, rispetto alla quale c’era molta preoccupazione in quei giorni.
“Quando avete finito mi chiami e mi dici quello che vi siete detti. Eh?” dice ancora Bertolaso. “Non ti preoccupare” è la risposta di Boschi “sai che il nostro è un atteggiamento estremamente collaborativo. Facciamo un comunicato stampa che prima sottoponiamo alla tua attenzione”.
“È veramente rivoltante ascoltare la nuova intercettazione tra Bertolaso e Boschi, pubblicata da Repubblica, in cui il capo della Protezione Civile dice a Boschi che ‘a L’Aquila la verità non si dice’. Con queste poche parole è stato segnato il destino crudele di una città. L’ennesima ulteriore dimostrazione che prima del terremoto gli aquilani non sono stati messi in condizione di essere informati su quello che stava accadendo. Un disegno diabolico macroscopico ai danni della città e degli aquilani. Sfido chiunque ora a difendere la gente così in nome di una ideologica difesa della scienza. Una pagina vergognosa. I giudici sono stati non solo coraggiosi ma veri difensori dello Stato. Uno Stato che in quei giorni ci ha scientificamente ignorati. Il Ministro Clini la smetta di difendere scienziati che invece di fare il loro mestiere hanno piegato la loro scienza e la loro coscienza ad una logica allucinante e temo criminale”.