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Sulmona, orso ucciso a fucilate: processo aperto e rinviato

E’ stato rinviato al 14 novembre prossimo il processo a carico di un operaio 61enne che nel settembre 2014 uccise a colpi di fucile un orso marsicano.

 

Oggi il giudice del Tribunale di Sulmona, Concetta Buccini, che sostituiva il titolare del processo, Marco Billi, ha proceduto alla costituzione delle parti per rinviare l’udienza a martedì 14. Assente l’imputato che è stato dichiarato contumace. Gli viene contestato il reato di uccisione di animali di specie protetta che prevede la pena massima di due anni di carcere. Nel corso dell’udienza odierna si sono costituiti parte civile il Wwf Abruzzo, l’associazione Salviamo l’Orso, la Lav, Abruzzo Natura e il Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (Pnalm).

 

“Siamo convinti della bontà della ricostruzione dei fatti operata dal pubblico ministero che ha svolto indagini molto accurate, facendo fare un’autopsia e una perizia balistica, tanto che si è convinto della volontarietà e quindi della dolosità dell’uccisione dell’orso – afferma l’avvocato del Wwf Abruzzo, Michele Pezone – Noi ci siamo costituiti parte civile contro l’autore di questo fatto”.

 

 

“L’orso bruno marsicano è un animale in via di estinzione – prosegue l’avvocato – ne sono rimasti solo una cinquantina di esemplari, quasi tutti in Abruzzo. Negli ultimi ottant’anni sono stati moltissimi i casi, quasi un centinaio, di orsi uccisi per mano dell’uomo, avvelenati o colpiti con armi da fuoco, questo è uno dei pochi casi in cui è stato individuato l’autore ed è bene si vada fino in fondo alla vicenda, si accertino le responsabilità per le quali chiederemo una pena esemplare”.

 

 

“L’uccisione di un orso compromette la salvaguardia non solo della specie protetta, ma dell’intero ecosistema, compito nostro e delle istituzioni è favorire una pacifica convivenza con il plantigrado. E’ possibile, ci sono progetti finanziati anche dall’Europa, per consentire all’orso di vivere nel suo habitat senza disturbare l’uomo e senza avvicinarsi troppo agli ambienti antropizzati” ha concluso l’avvocato Pezone.