L’Aquila. Oltre un centinaio di trasporti di mobilia nel solo 2009, quasi tutti commissionati dopo il sisma da cittadini aquilani costretti ad abbandonare le proprie abitazioni che l’imprenditore ha, giocoforza, regolarmente fatturato, perché solo in questo modo i diretti interessati, avrebbero potuto accedere al contributo previsto dall’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3797. Ma, al momento della dichiarazione dei redditi, di quelle fatture (e dei ricavi ottenuti dai traslochi) nemmeno l’ombra.
Con questo, seppur banale, stratagemma (emettere regolare fattura con Iva, incassare il denaro ed ometterne completamente la dichiarazione) un traslocatore di L’ Aquila, titolare di una ditta individuale, che fino al 2008 aveva prodotto volumi di affari del tutto marginali, ha continuato ad omettere il pagamento delle imposte dovute anche dopo il boom della sua attività, avvenuto proprio a seguito del sisma del 2009; per rendere più difficoltosi eventuali controlli, ha poi pensato di privarsi della sua copia delle fatture emesse. Ma quelle fatture, presentate al Comune di L’Aquila da 98 proprietari di abitazioni colpite dal sisma, comprensibilmente più interessati a mettere al sicuro le poche cose scampate al sisma che non a verificare il grado di affidabilità fiscale del trasfocatore, a corredo della richiesta del contributo, sono finite sotto la lente di ingrandimento dei finanzieri della Compagnia di L’Aquila, nell’ambito dei numerosi controlli in atto, sulla corretta erogazione dei diversi contributi post-sisma.
Le indagini avevano avuto inizio con la scoperta di alcune fatture emesse dal trasportatore che, pur con date diverse, riportavano la medesima numerazione progressiva. Si trattava solo di meri errori di compilazione dei bollettari, ma tale controllo ha poi dato il via ad approfondimenti che hanno permesso di accertare l’omessa presentazione delle dichiarazioni dei redditi fin dal 2006 e per tutte le annualità successive. Una “dimenticanza” che, negli anni, ha consentito all’ imprenditore di occultare, fino ad oggi, al fisco ricavi per oltre 200 mila euro, di cui quasi 170 mila solo per i traslochi riconducibili a case danneggiate dal sisma, e “risparmiare” il versamento di Iva per oltre 40mila euro. La ricostruzione del volume d’affari prodotto e dei redditi conseguiti non è stata agevole per i finanzieri, anche perché l’imprenditore si era sbarazzato dell’intera documentazione contabile ed è stato necessario un complesso lavoro di incrocio dei dati e delle fatture acquisite presso tutti i clienti del traslocatore di cui è stato possibile giungere all’identificazione. Per il titolare della ditta di traslochi, dunque, oltre alla segnalazione all’Agenzia delle Entrate per il recupero delle imposte non pagate, è scattata anche la denuncia alla Procura della Repubblica per avere distrutto le scritture ed i documenti contabili.