Nella giornata di ieri è stata pubblicata, infatti, la sentenza del Consiglio di Stato relativa al primo ricorso presentato nel maggio 2015 dal Comune di Canistro contro la Regione Abruzzo al TAR dell’Aquila, con cui gli avvocati Salvatore Braghini e Renzo Lancia, investiti dell’incarico dall’allora sindaco Antonio Di Paolo, avevano impugnato il bando per la concessione della sorgente Fonte Sant’Antonio Sponga chiedendone l’annullamento.
Nel procedimento era intervenuto in corso di causa la Sorgente Santa Croce spa al fianco della Regione per difendere la validità della gara, che, nel frattempo, era stata aggiudicata proprio all’imprenditore molisano. Con la sentenza n. 12 del gennaio 2016 il TAR dell’Aquila aveva accolto le richieste del Comune rovetano – che lamentava, tra l’altro, l’omessa indicazione nel bando del limite di sfruttamento delle acque sorgive (la cui portata è 300 l/s) – e condannato la Regione. Se quest’ultima accettava il verdetto, la società aggiudicatarie, Santa Croce spa, si rivolgeva, invece, al Consiglio di Stato per appellare la sentenza del TAR aquilano nei confronti del Comune, che affidava la difesa agli avvocati Salvatore Braghini, Renzo Lancia e Domenico Naso (del foro di Roma).
Arriviamo così a questi giorni, in cui il supremo organo di giustizia amministrativa si è definitivamente pronunciato ritenendo infondato l’appello e confermando l’esistenza dei vizi del bando sollevati dal Comune e recepiti dalla sentenza del TAR.
Al momento pende ancora avanti al Consiglio di Stato l’appello presentato dalla Santa Croce spa e dalla Italiana Beverage srl contro la seconda sentenza del TAR dell’Aquila che, nel marzo di quest’anno, ha giudicato inammissibile il ricorso presentato dal gruppo Colella contro il nuovo bando pubblicato dalla Regione il 24 ottobre 2016, la cui gara, come noto, è stata aggiudicata alla Norda spa il 21 marzo scorso.
Il sindaco del Comune di Canistro, Angelo di Paolo, l’assessore Ugo Buffone e gli avvocati Salvatore Braghini e Renzo Lancia esprimono soddisfazione per l’esito del giudizio del Consiglio di Stato: “innanzitutto perché – precisano – la sentenza del Tar dell’Aquila, oggi confermata in appello, dimostra che non esiste alcun disegno criminoso che vede alleati il comune di Canistro e la Regione contro Colella, atteso che nel procedimento giudiziale il Comune era contro la Regione, e, Colella, al fianco della Regione; dunque l’imprenditore ha lanciato sinora accuse false e strumentali che i fatti smentiscono sonoramente. La sentenza del consiglio di Stato – aggiungono – conferma tutte le ragioni sostenute dal Comune in ordine alla illegittimità del primo bando, che, non indicando il limite dello sfruttamento della sorgente, avrebbe consentito all’impresa aggiudicataria (la Santa Croce) uno sfruttamento delle acque minerali fino a 300 l/s e ciò senza alcun controllo sull’incidenza ambientale. Grazie al lavoro svolto dal comune di Canistro il nuovo bando ha posto, invece, un limite all’emungimento della derivazione nella misura di 50 l/s e ha previsto l’espletamento della Valutazione di Assoggettabilità (V.A.) per verificare lo stato della sorgente nonché della Valutazione di Impatto Ambientale per le ricadute ambientali del progetto industriale. Oggi la Norda spa ha espletato la Valutazione di Assoggettabilità come previsto dal bando e sta lavorando alla V.I.A., dando ai cittadini del Comune ogni garanzia di compatibilità ambientale dello sfruttamento trentennale. La Norda ha anche accettato la clausola di salvaguardia sociale per la riassunzione di almeno 50 lavoratori, che, invece, la Italiana Beverage non ha sottoscritto, dando così al Comune anche le giuste garanzie per il futuro occupazionale degli ex dipendenti. E scusate se è poco!”.