L’Aquila. Don Vito Isacchi, il sacerdote finito nella bufera per una love story con una donna sposata scoperta e denunciata dal marito tradito, sarà all’Aquila fino a fine 2017 quando scade la convenzione triennale firmata nel 2015 tra monsignor Francesco Beschi, vescovo di Bergamo, e monsignor Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila, al termine del percorso di “discernimento vocazionale” per capire se rimanere nella Chiesa oppure lasciare gli abiti talari, seguito allo scandalo della relazione extraconiugale.
Un percorso che ha sancito la “riabilitazione”. Nella nota diramata dalla Curia ieri si informa che “in data 01/08/17, don Vito ha scritto una lettera all’Arcivescovo, mons. Petrocchi, nella quale, per evitare disagi alla Diocesi, si è dimesso da tutti gli incarichi che gli sono stati affidati. In questa lettera, don Vito riconosce la sua responsabilità morale e chiede scusa per il turbamento e le sofferenze provocate alla Comunità ecclesiale e sociale”.
Don Vito fa sapere anche che “intende rinunciare al risarcimento di 3.200 euro in suo favore a cui è stato condannato il marito tradito” per le spese legali. Secondo fonti vicine alla Curia, il prelato, al centro dell’attenzione dopo la pubblicazione della sentenza del tribunale di Roma che, condannando la moglie infedele a risarcire 15 mila euro al marito che aveva denunciato entrambi, certifica l’adulterio, potrebbe tornare a Bergamo, dove risiede la sua famiglia, oppure andare ad Ascoli Piceno. In quella diocesi verrebbe accolto dal vescovo Giovanni D’Ercole, che come ausiliare all’Aquila lo aveva voluto con sé nel capoluogo abruzzese nel 2012.
Infatti, l’arcivescovo ha accettato “per motivi di opportunità pastorale” le dimissioni dagli importanti incarichi, tra cui quello di suo segretario particolare, formalizzate ieri in una lettera che gli ha inviato don Vito, eccezion fatta per il ruolo di parroco di Assergi, frazione dell’Aquila, in relazione al quale lo invita a mantenere, per il momento, le attività nelle Comunità parrocchiali, al fine di assicurare continuità ministeriale”.