L’Aquila, dipendente Asl con doppio lavoro: scatta sequestro per 430mila euro

L’Aquila. Scoperto dipendente della Asl che svolgeva anche lavori da libero professionista in maniera continuativa.

 

In virtù di questo aspetto, gli uomini del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza de L’Aquila, su disposizione della Corte dei Conti, hanno effettuato un sequestro conservativo di beni per un controvalore di 430mila euro.

 

Le indagini hanno consentito di stabilire che il dipendente dell’azienda sanitaria L’Aquila-Avezzano-Sulmona, sebbene titolare di un incarico a tempo pieno, esercitava una fiorente attività di consulenza d’impresa a favore di numerosi soggetti privati.

 

Gli elementi raccolti nel corso degli accertamenti dimostravano chiaramente come l’attività extra professionale esercitata dal dipendente pubblico venisse svolta con regolarità, sistematicità e ripetitività. Anche gli adempimenti fiscali osservati dal trasgressore erano sintomatici della consapevolezza, da parte dello stesso, di esercitare con abitualità e professionalità un’attività economica.

 

A partire dal settembre del 2009, infatti, il dipendente in questione costituiva, infatti, una vera e propria ditta individuale con tanto di partita IVA compilando, in sede di dichiarazione dei redditi, il quadro “RE – Redditi di lavoro autonomo derivante dall’esercizio di arti e professioni”.

 

Dall’acquisizione e dal successivo esame della documentazione amministrativo-contabile in possesso del pubblico dipendente, dei committenti degli incarichi extra istituzionali e dei tenutari delle scritture contabili della predetta ditta individuale, emergeva, in definitiva, che gli incarichi extra- istituzionali di consulenza amministrativa svolti dal dipendente pubblico consistevano in una lucrosa e redditizia attività di mediazione volta principalmente a procacciare per conto di imprese edili e studi di architettura incarichi e commesse relativi ad innumerevoli

lavori di ricostruzione/ristrutturazione degli edifici danneggiati dal sisma del 2009.

 

Gran parte della documentazione rinvenuta ed esaminata dai finanzieri riguardava infatti fatture emesse dal dipendente pubblico riportanti causali quali, “attività di management”, “marketing”, “ricerca clienti”, “procacciatore d’affari”, “consulenza”, “assistenza e analisi di mercato”.

 

Emblematico, in tal senso, risultava l’ammontare dei compensi ricevuti dal dipendente pubblico nel 2012, anno in cui lo stesso guadagnava, grazie all’esercizio della libera professione, 230.000 euro circa, importo, questo, di ben 10 volte superiore allo stipendio annuo percepito dall’ente di appartenenza.

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