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Orso morto a Roccaraso, nuove soluzioni e la polemica dei cartelli

Roccaraso. “Non ci sono più parole per queste ennesime segnalazioni di orsi morti! Come si è avuto modo di scrivere in passato, ormai si contano i vivi per sottrargli i morti, e così stabilire quanti ne rimangono: in attesa di un successivo conteggio, sempre in negativo.”

Lo ha dichiarato Franco Zunino, Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness, già studioso sul campo dell’Orso marsicano, aggiungendo: “ora ci verranno a dire che il pericolo maggiore sono le automobili, come già dissero in passato (e come è per la caccia, ipotesi che continua a restare in piedi perché piace troppo agli animalisti-anticaccia). Da qualche tempo si sono installati cartelli lungo le strade principali, parte a cura dell’Ente Parco e parte da un’associazione di volontariato. Si pensava così di risolvere, o almeno arginare, il problema collisioni. Una soluzione che, però, non andava e non va alla sua fonte: e quindi non serve a nulla per risolverlo!

Secondo Zunino “si è negato per anni il fenomeno ‘emigratorio-dispersivo’ della popolazione sempre più esigua dell’orso marsicano, per cui ci sono ormai più orsi fuori dal Parco che nel Parco (ricordiamo che il fenomeno risale ai lontani anni ’70), dove il rischio di collisioni è più alto a causa di una maggiore presenza di strade, e sempre più a scorrimento veloce: si finirà per dover tabellare tutta la rete stradale d’Abruzzo, Lazio e Molise, e finanche le autostrade. E invece il problema andava risolto a monte, alla fonte, ovvero facendo in modo che gli orsi non abbandonassero il Parco. Una soluzione molto semplice. Ma che sembra non piacere a tanti. Non bisogna costringere i cittadini a limitare la velocità su tutte le strade a rischio collisione (che, come si è detto, finiranno per comprendere tutta la rete stradale d’Abruzzo!): bisogna evitare che gli orsi attraversino le strade. E c’è un unico modo per farlo: fare in modo che gli orsi non lascino i confini del Parco Nazionale e le aree naturali e selvagge al suo interno!”

Per il presidente dell’Associazione Italiana Wilderness la soluzione è ritornare “a seminare almeno una parte di quei campi agricoli subito all’esterno di queste aree e favorendo il pascolo ovino (o almeno attirarli nel Parco con mais, mele e carote, come si fece un tempo pur di negare il fenomeno della loro emigrazione!). Perché è quello che non trovano più in quei campi e stazzi (oggi pollai, per disperazione!) che gli orsi vanno a cercare nei dintorni di Lecce e Ortona nei Marsi, San Sebastiano di Bisegna, Pettorano sul Gizio, Roccaraso e… Sulmona. Solo per fermarci all’Abruzzo!”

“Riportare l’orso alle sue montagne, ma non con le catture ed i trasferimenti coatti, ma facendo in modo che sia l’orso stesso a ritornarvi ed a restarvi!”, conclude Zunino.