Le indagini hanno permesso di individuare un particolare fenomeno di favoreggiamento all’ingresso irregolare di cittadini extracomunitari attraverso l’inoltro di strumentali richieste di nulla osta che consentivano la frequentazione di corsi in Marocco, finanziati da fondi europei che davano ai beneficiari titolo di prelazione all’ingresso e possibilità di permanenza indeterminata in Italia.
L’attività illecita ha visto coinvolti numerosi imprenditori agricoli della Marsica che hanno inoltrato centinaia di richieste dietro pagamento di denaro. I beneficiari venivano inseriti in appositi corsi da tenersi in Marocco organizzati dagli appartenenti all’associazione ‘Mondo a Colori’ facente capo al principale indagato della vicenda. Vincitrice dell’Avviso numero 1/2011 Fondo Fei, fondi europei, curato dal ministero del Lavoro e dello sviluppo economico, l’associazione Mondo a Colori, che aveva presentato un progetto chiamato “Integra”, ottenendoun finanziamento complessivo di 200 mila euro (concesso in due tranches) attraverso il quale venivano finanziati corsi di formazione linguistica e professionale da tenere in favore di cittadini residenti nei paesi di origine interessati da flussi migratori.
L’obiettivo della proposta progettuale e’ stato quello di favorire il processo di integrazione dei cittadini extracomunitari attraverso percorsi formativi in materia linguistica di orientamento civico e professionale per sostenere e facilitare il loro ingresso nel territorio ed il conseguente inserimento lavorativo. La formazione qualificata certificata non e’ stata riscontrata in occasione delle redazioni delle centinaia di denunce sporte dai frequentatori dei corsi, per le quali personale della Mobile si e’ dovuto avvalere costantemente di ausiliari di polizia giudiziaria di lingua araba.
L’Integrazione lavorativa, presupposto necessario del progetto, era basata unicamente sulla presentazione delle 123 strumentali domande di assunzione alle quali, stando ai riscontri della polizia, non è seguito un effettivo impiego lavorativo dei beneficiari, poi abbandonati nel territorio nazionale in uno stato di irregolarità. L’attività investigativa dopo una prima fase d’indagini, consistita in ricezione di denunce, individuazioni fotografiche ed acquisizioni documentali, supportata successivamente da intercettazioni telefoniche ed ambientali ha evidenziato, oltre ai reati legati al favoreggiamento all’immigrazione, anche violazioni finalizzate all’ottenimento dei fondi pubblici europei con la presentazione di comunicazioni e documentazione dal contenuto forviante.
Le indagini hanno messo in risalto come l’individuazione e la selezione dei nominativi dei cittadini marocchini da avviare alla frequenza dei corsi di formazione, sia avvenuta attraverso il reclutamento di intermediari loro connazionali, i quali hanno venduto i nulla osta richiesti da imprenditori agricoli compiacenti, a somme che variavano tra i 6mila e gli 11mila euro.
La scoperta degli extracomunitari entrati in Italia dopo la frequentazione dei corsi di formazione e le denunce sporte dagli stessi, hanno fornito elementi di conferma sulla compravendita dei nulla osta, sulle irregolarità inerenti il loro ingresso ed il loro successivo abbandono in uno stato di irregolarità. E’ stato inoltre riscontrato l’assoluto disinteresse dei datori di lavoro verso la manodopera richiesta sin dal loro arrivo in Italia, il cui unico vero interesse era rivolto alla vendita dei nulla osta agli extracomunitari beneficiari disposti a pagarli fino ad 11 mila euro. La partecipazione degli imprenditori è stata tale da non essere a conoscenza neanche dei nominativi degli stranieri richiesti, del loro ingresso in Italia ne’ dove gli stessi siano stati alloggiati. Erano infatti gli indagati principali, due fratelli italiani, della Marsica, a ricordare ai datori di lavoro le date degli appuntamenti in prefettura fornendo in alcuni casi, anche la documentazione da presentare.
Lo sforzo degli investigatori ha però documentato come le 123 richieste di nulla osta presentate a nome di altri indagati compiacenti, siano state inoltrate unicamente per ottenere la seconda tranche del finanziamento, consapevoli che i beneficiari non sarebbero stati mai impiegati a lavoro o alloggiati. Dopo aver documentato l’illecito interesse degli indagati all’ottenimento del finanziamento europeo, si è avuto modo di riscontrare, presso gli uffici del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, come il principale accusato con un secondo progetto abbia tentato di reiterare l’illecito interesse, inoltrando una nuova domanda di ammissione per un secondo avviso sempre attraverso la Mondo a Colori, avvalendosi della complicità dei medesimi datori indagati nel presente procedimento. Questo nuovo avviso come quello precedente, avrebbe finanziato progetti finalizzati alla formazione linguistica sempre in favore di cittadini extracomunitari residenti nei paesi di origine dei flussi migratori finalizzati all’ingresso in Italia per motivi di lavoro.