L’Aquila, Massimo Cialente occupa il Comune nel giorno dell’Unità d’Italia

massimo_cialenteL’Aquila. “In una giornata così importante, vorrei ricordare che c’è un pezzo del Paese ormai completamente abbandonato a se stesso e senza prospettive”. Il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente per l’intera giornata di domani occuperà simbolicamente il devastato palazzo Margherita, nel centro storico della città, sede del Comune fino alla data del sisma, “rientrando, dopo mesi, in quelle stanze, con la morte nel cuore, tra la selva dei puntellamenti”.

Lo ha comunicato lo stesso primo cittadino, dimissionario, che in una nota ai presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani, ha declinato l’invito a partecipare alla cerimonia celebrativa per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia in programma domani a Montecitorio, alla presenza del Capo dello Stato. “Ringrazio le eccellenze vostre” ha scritto Cialente “per l’invito alle celebrazioni. E’ con profondo rammarico, tuttavia, che devo declinarlo. In quanto sindaco di una città distrutta dal terremoto, commissariata con totale mortificazione dell’autonomia comunale, priva di bilancio di previsione e bloccata completamente rispetto all’avvio della ricostruzione pesante, peraltro fortemente contrastata”.

Duro il commento del vice presidente vicario del Consiglio regionale Giorgio De Matteis. “E’ giunto il momento di dire basta, la città non merita di apparire in tutta Italia attraverso l’immagine confusa e distorta del suo sindaco dimissionario che, ricordiamolo affinché sia nella mente di tutti, si è dimesso (e sono sue parole) perché non aveva più una maggioranza, né un partito. La cieca mancanza di autocritica, il continuo scaricare responsabilità proprie sugli altri e la manifesta incapacità della sua amministrazione, sono il peggior viatico per la ricostruzione della città. La misura è ormai colma. Se Cialente non ha alle spalle più niente, né un partito, né una maggioranza, né una città, né un governo, chiuda definitivamente questa partita. E’ chiaro che, avendo sbagliato tempi e modi delle sue dimissioni, Cialente sta cercando disperatamente una soluzione per rientrare, senza apparire per quello che é, cioé solo e neanche più sostenuto dal suo partito. Non è più possibile che le quotidiane esternazioni e i quotidiani sbalzi di umore del sindaco, possano ancora continuare a tenere bloccata la città, perché ormai è chiaro che se c’è qualcuno che da mesi tiene ferma L’Aquila, e le sue dimissioni lo confermano, è lui con la sua ex maggioranza”.

 

D’Alessandro difende Cialente e attacca Chiodi e De Matteis. “La veemenza del collega De Matteis, da politico e da aquilano – ha affermato il capogruppo del PD Camillo D’Alessandro – dovrebbe rivolgerla contro Chiodi Commissario e Presidente, visto che lo stesso de Matteis nei giorni pari denuncia scippi subiti da l’Aquila e nei giorni dispari difende gli “scippatori”. Ricordiamo tutti che in occasione delle elezioni provinciali De Matteis dichiarò di accettare l’alleanza con il centro-destra solo perché aveva avuta ampie rassicurazioni sulla zona franca urbana a L’Aquila. Infatti stiamo ancora aspettando, due anni ormai che L’Aquila aspetta, mentre le tasse invece si inizieranno a restituire non come accaduto in altre Regioni. Nessuno nasconde – insiste l’esponente del PD – difficoltà di tenuta della maggioranza a L’Aquila, ricordo che solo qualche mese fa il sindaco di Montesilvano di centro-destra si dimise per problemi politici poi rientrati. Non vi è dubbio che L’Aquila non è certo Montesilvano, neanche minimamente paragonabile il momento che vive la città Capoluogo rispetto ad ogni altra città Italiana. Non vi è dubbio però che le grida di Cialente sono tutte vere e De Matteis consente a Chiodi  di fare lo struzzo, di nascondere la testa. Perchè – conclude D’Alessandro – né Regione e né Provincia si sono recate alla commissione parlamentare che solo qualche giorno fa ha ascoltato Cialente ? Come mai erano assenti ? E’ chiaro che non potevano rispondere ai rilievi del sindaco della Città di L’Aquila, meglio essere assenti che rendere conto del loro operato”.

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