“Ancora una volta noi studenti abbiamo scommesso su quest’Ateneo, lasciando un speranza accesa per il futuro di questa città” ha detto poi nel suo discorso il presidente del Consiglio Studentesco Chiara Carulli, facendo riferimento agli oltre 21mila iscritti nell’Anno Accademico in corso. “L’abbiamo fatto per motivi didattici, per un legame territoriale o per un vincolo emotivo e relazionale. L’abbiamo fatto nonostante tutto. A ormai due anni dal sisma, le condizioni degli studenti e de L’Aquila Città Universitaria sono ancora molto lontane dal ritorno alla normalità. Nonostante quanto sia stato promesso in questi mesi, nonostante quanto auspicato, nonostante i piccoli passi avanti che a fatica sono stati fatti, ci troviamo ancora a denunciare una situazione molto precaria sotto i diversi aspetti che caratterizzano la vita quotidiana di uno studente”. Dall’offerta di alloggi pubblici e privati, “ben lontana dal soddisfare quelle che sono le esigenze effettive”, al mercato degli affitti “decisamente fuori controllo”, dagli spazi di socialità alle sale studio e informatiche, “completamente inesistenti”. Fino ai trasporti urbani, “inadeguati e insufficienti”.
“E’ per questo” ha aggiunto Carulli “che appare miope, ingenua, a tratti ridicola, la scelta del Comune dell’Aquila di stralciare dal progetto finanziato dall’Anci, finalizzato alla realizzazione della città universitaria, la parte che avrebbe permesso di realizzare i trasporti serali. Senza la mobilità serale, gli interventi per realizzare eventi culturali giovanili, non possono definirsi per gli universitari, ma semplicemente per i soli giovani automuniti. E’ importante comprendere che il diritto alla mobilità è oggi una precondizione assoluta, un diritto primario, senza il quale il resto è effimero, se non spreco. Il recupero degli edifici universitari danneggiati a seguito del sisma procede a rilento, per cui le facoltà vivono il disagio della carenza di laboratori, biblioteche, di sedi provvisorie inadeguate e mal servite. Ormai siamo arrivati ad un punto in cui è necessario avere basi certe, su cui poter fare progetti per il futuro. Siamo consapevoli delle difficoltà create dal sisma, non abbiamo mai pensato che tutto potesse essere risolto in breve tempo. Ma riteniamo che non si possa più tergiversare su una pianificazione, un progetto sulle strutture, sugli edifici dell’ateneo da ricostruire. È evidente che per fare un’analisi di questo tipo c’è bisogno di dati certi: progetti concreti, che devono essere realizzati in un contesto ragionevole, e certezza sulla disponibilità delle risorse. Ed è incredibile che le risorse destinate al recupero delle strutture universitarie siano ancora incerte. Abbiamo sempre creduto nel legame indissolubile che deve esserci tra l’università e la città. Per questo riteniamo che le scelte si debbano fare mettendo insieme tutti gli enti interessati. Ma dopo quasi due anni, questi passaggi non ci sono stati. Queste incertezze penalizzano tutti: la città, l’università e tutti gli studenti. Auspichiamo ancora una sinergia tra tutti gli enti interessati, a favore del rilancio di tutto il sistema cittadino, con la sua università al centro. Già lo scorso anno abbiamo denunciato le responsabilità degli Enti preposti, Regione in primis, rispetto alle inadempienze riguardanti il diritto allo studio. Speravamo che almeno quest’anno si riuscisse a ripristinare un livello minimo di servizi di base, si incrementasse l’offerta pubblica di alloggi, si attivassero strutture già inaugurate. Invece, 135 giorni sono trascorsi dalla imbarazzante inaugurazione della struttura Polifunzionale donata dal Canada: la struttura è ancora chiusa. Ancora, 471 giorni sono trascorsi dall’apertura dello studentato S.Carlo Borromeo, ancora oggi è gestito in maniera privatistica dalla Curia, senza alcun rispetto dei criteri pubblici nell’assegnazione dei posti letto. 694 giorni sono trascorsi dal sisma. Da allora la struttura polifunzionale dell’ADSU nel Polo di Coppito versa ancora in totale stato di abbandono. Siamo rimasti per 6 mesi privi del servizio mensa in tutte le sedi universitarie e le residenze studentesche. Per quanto riguarda i beneficiari delle borse di studio, siamo ancora fermi ad un misero e vergognoso 22 % di copertura degli idonei. In un territorio in cui è fondamentale puntare sull’Università e i suoi studenti, sul terreno del diritto allo studio, la Regione Abruzzo continua a non mettere in campo iniziative per migliorare i servizi, continua a non investire sulle borse di studio. In questa città ricca di caserme semivuote e che dice di puntare sull’Università per rinascere, la nostra proposta è netta e chiara: una caserma di meno, un campus di più.