Sono ore decisive per il futuro di Abruzzo Engineering, la società a partecipazione pubblica (Regione Abruzzo, Provincia dell’Aquila e Finmeccanica), che attraversa una pesante crisi d’immagine, economica e di commesse. Questa mattina un folto gruppo di dipendenti ha protestato davanti alla sede della Regione Abruzzo, mentre un altro ha occupato l’Auditorium dov’era in corso la presentazione del Documento di programmazione economica e finanziaria regionale da parte del presidente Gianni Chiodi.
Già nella prima parte della giornata sono emersi segnali poco rassicuranti per la sopravvivenza dell’azienda, che dà lavoro a circa duecento persone. Troppi i 19 milioni di euro di debito, registrati nell’esercizio 2009, per riuscire ad evitare la messa in liquidazione. Se ne saprà di più al termine dell’Assemblea dei soci, tuttora in corso, ma al momento la sede è stata occupata ad oltranza dai lavoratori che chiedono il rilancio e la tutela dei posti.
L’ultima parola spetterà, comunque, a Gianni Chiodi, in veste di rappresentante della Regione, socio di maggioranza col 60% delle quote. Lo stesso Chiodi che questa mattina, sia pur in maniera informale, confrontandosi con i vertici sindacali, non ha nascosto le sue preoccupazioni, considerando le scarse risorse dell’Ente per ripianare un rosso di tale portata.
”Il Presidente ha espresso l’intenzione di una messa in liquidazione in bonis, per poi decidere il da farsi” ha detto il segretario regionale della Cgil. Negli ultimi mesi il logo di Abruzzo Engineering è comparso in due inchieste giudiziarie della Procura dell’Aquila”.
E sulle vicende della società partecipata, l’onorevole Giovanni Lolli ha presentato questa mattina un’interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio.
“Il 16 novembre 2009” spiega Lolli “il presidente della Regione Chiodi ha approvato il piano industriale dell’azienda che si basava sul presupposto della possibilità di affidamenti diretti da parte della Regione nei confronti di Abruzzo Engineering in quanto società in house. L’ultimo affidamento diretto da parte della Regione è stato effettuato nel febbraio 2010 ed in seguito Chiodi ha dichiarato di non poter più procedere in quanto impedito dalla magistratura. Di fronte alla mancanza di un piano per la salvezza dell’azienda e per la salvaguardia del posto di lavoro di 200 persone in gran parte aquilane, città già colpita da una forte riduzione dei posti di lavoro in conseguenza del sisma del 6 aprile 2009, ho chiesto al Presidente del Consiglio che con chiarezza e al più presto possibile venga fornita la definizione in via ufficiale della società, anche tenendo conto dei pareri più volte pronunciati dalla avvocatura della Regione. Ho chiesto, inoltre, al Presidente del Consiglio se da parte del Governo ci sia l’intenzione di sollecitare, nel più breve tempo possibile, la definizione di un piano di salvezza per l’azienda”.