Farah. Ancora vittime in terra afghana. A farne le spese quattro militari, tutti alpini del settimo reggimento di Belluno, prossimi al rientro in Italia. E’ stata una vera e propria imboscata avvenuta alle 9.45 (ora locale). Gli alpini si trovavano nella valle del Gulistan, nella provincia di Farah, quando all’improvviso sono stati attaccati con colpi di arma da fuoco, seguiti dall’esplosione di un ordigno.
Al già lungo elenco delle vittime morte in Afghanistan, sono 34 finora, si aggiungono i nomi di Sebastiano Ville, 27 anni di Francofonte, nella provincia di Siracusa; Marco Pedone, 23 anni caporalmaggiore di Patù, in provincia di Lecce; Gianmarco Manca, caporalmaggiore di 32 anni, di Alghero in provincia di Sassari; Francesco Vannozzi, 26 anni di Pisa. Ferito anche un militare abruzzese, il caporalmaggiore Luca Cornacchia, 31 anni di Pescina.
Cornacchia è stato operato a un piede: non è grave. Vive a Roma con la moglie Monica, originaria di Avezzano, ed ha un figlio di due anni. I sui genitori vivono a Lecce nei Marsi. Subito dopo l’intervento ha chiamato la moglie per rassicurarla. In mattinata, infatti, nel paese della Marsica si era diffusa la voce che Luca fosse morto. Poi la telefonata della moglie e l’arrivo dei carabinieri hanno rassicurato i genitori. Sul posto c’è il comandante Michele Borrelli dell’Arma di Avezzano.
I cinque si trovavano a bordo di un Lince che faceva parte del dispositivo di scorta a un convoglio di 70 camion civili che rientravano verso ovest dopo aver trasportato materiali per l’allestimento della base operativa avanzata di Gulistan, denominata ‘Ice‘. Dopo l’esplosione che ha coinvolto il mezzo italiano un gruppo di talebani ha attaccato la colonna con armi da fuoco. Gli italiani hanno risposto e li hanno messi in fuga. Secondo le prime notizie, il mezzo blindato sarebbe stato investito da un potente ordigno esplosivo, che ha letteralmente distrutto il blindato.
“Il mio più profondo cordoglio per i famigliari dei nostri militari uccisi e i migliori auguri di pronta guarigione al militare ferito.” Sono le parole del Capogruppo IdV in Commissione Difesa Augusto Di Stanislao. “Come sempre in questi casi si toglie la polemica e si guardano i fatti. Della Missione di pace e degli obiettivi iniziali che hanno spinto il nostro Paese a dare il proprio contributo non è rimasto più nulla. La ricostruzione, la stabilizzazione e l’addestramento all’interno di un mandato teso al mantenimento della sicurezza nell’interesse della ricostruzione e degli sforzi umanitari, questi sono, o meglio erano le linee le guida di questa Missione. Recentemente il rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Afghanistan afferma che se questo è un periodo critico e violento, i prossimi mesi saranno peggiori, il Generale Petraus non vede una exit strategy, almeno per ora e il Governo italiano? Ribadiamo: questo è il momento del cordoglio e non della polemica, ma il Governo e il Ministro della Difesa riflettano“.