L’Aquila. Nella notte del 6 aprile 2009 i pilastri d’ingresso al pronto soccorso sono crollati, così come quelli del magazzino dei medicinali e della sala mensa. In trent’anni di vita, per l’ospedale San Salvatore de L’Aquila sono stati spesi circa 200miliardi di euro. Ma evidentemente qualcosa è andato storto.
Quella terribile notte si sono vissuti momenti di grande panico, con medici e infermieri che oltre a gestire i pazienti interni, hanno dovuto arrangiarsi in tende improvvisate per prestare i primi soccorsi alle persone estratte dalla macerie.
Questo è solo uno dei tanti filoni di inchiesta partiti in seguito al terremoto. E la Procura de L’Aquila starebbe per emettere i primi avvisi di garanzia: le indagini dei giudici Alfredo Rossini, Procuratore della Repubblica del capoluogo, e Fabio Picuti, Sostituto Procuratore, si orientano soprattutto su imprenditori edili, progettisti e realizzatori dell’opera.
Gli indagati per il crollo dell’ospedale San Salvatore dell’ Aquila sono Marcello Vittorini (ingegnere e direttore dei lavori dal ’72 al ’91), Gaspare Squadrilli (ingegnere), Michele Tundo (geometra e direttore del cantiere nel ’72 e ’74), Domenico Ciccocioppo (geometra e direttore del cantiere neli anni ’73 e ’79), Giorgio Innamorati (presidente commissione collaudo nel ’79), Luciano Rocco (componente commissione collaudo). Altri sette indagati, tutti tecnici e componenti della commissione collaudo sono morti.
Si indaga su eventuali responsabilità sui crolli, sul perché si sia fatto scarso uso di barre di ferro per rafforzare il cemento armato, sulle lesioni strutturali, sui lavori eseguiti probabilmente in maniera “superficiale”. Un’indagine molto complessa, che ha portato i procuratori ad indagare sulle diverse ditte che hanno partecipato alla realizzazione dell’ospedale.