Balsorano. 24 agosto 1990: un atroce delitto scuote il piccolo centro di Case Castella, frazione di Balsorano. Cristina Capoccitti, 7 anni, viene barbaramente uccisa a colpi di pietra, dopo essere stata strangolata. Le indagini si chiudono nel giro di poche ore: ad autoaccusarsi del delitto è il cuginetto di soli 13 anni, Mauro Perruzza, che racconta di un gioco finito male.
Il giallo, però, non sembra destinato alla soluzione definitiva.
Trascorre solo qualche ora e nel commissariato di Avezzano, la versione cambia: il piccolo Mauro punta il dito contro il suo papà, Michele. Contro di lui pesano come un macigno le prove scientifiche, come il sangue della piccola rinvenuto sui suoi slip.
Le indagini proseguono senza sosta e il mistero si infittisce sempre più. Mauro aveva infatti dichiarato di aver visto il padre uccidere la cuginetta, ma secondo le perizie dalla posizione in cui si trovava, non era possibile. Gli slip di Michele sporchi di sangue, inoltre, erano stati indossati in realtà dallo stesso Mauro, come hanno provato le tracce di urina. Nulla da fare.
Michele Perruzza, condannato all’ergastolo nei tre gradi di giudizio, muore in carcere il 23 gennaio 2003, stroncato da un infarto. E a distanza di venti lunghi anni resta l’incognita sull’identità del vero assassino della piccola Cristina.
Giovedì 2 settembre, Rai uno tornerà a parlare del cosiddetto “omicidio di Balsorano”, nel corso del programma “E la chiamano estate“, alle 23.40. Sarà proposta una ricostruzione dei fatti, con interviste ai protagonisti della vicenda, oltre che materiale d’archivio con la testimonianza dello stesso imputato, Mauro Perruzza.