Terremoto L’Aquila, crollo convitto: condanne confermate in Cassazione

L’Aquila. La Corte di Cassazione ha confermato le due sentenze di condanna emesse lo scorso anno dalla Corte d’Appello dell’Aquila per il crollo del Convitto nazionale del capoluogo abruzzese avvenuto nella notte del terremoto del 6 aprile 2009 e in cui persero la vita tre minorenni.

 

 

Confermati quindi i quattro anni di reclusione per confronti di Livio Bearzi, preside del Convitto, e due anni e sei mesi per Paolo Mazzotta, dirigente della Provincia (che aveva competenze anche su diverse scuole). Le accuse per entrambi erano di concorso in omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. In primo grado, il 27 dicembre 2012 Mazzotta era stato assolto, sentenza ribaltata in appello, con appunto la condanna a due anni e sei mesi di reclusione che ora gli ermellini hanno confermato.

 

 

La Cassazione ha ritenuto inammissibili i due ricorsi, ed ha confermato anche la condanna del Ministero dell’Istruzione, quale responsabile civile, a risarcire le parti civili, rappresentate dai genitori dei tre minorenni morti a seguito del crollo dell’edificio, la cui costruzione risaliva a due secoli fa. In primo grado Bearzi era stato condannato anche all’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici oltre al pagamento di una provvisionale di 200mila euro.

 

 

Il preside – stando all’accusa – non avrebbe mai sottoposto la vecchia struttura ai restauri. Inoltre non sarebbe mai stato redatto un piano per la sicurezza. Tra le accuse al preside la mancata evacuazione dell’edificio durante le scosse che avevano preceduto quella delle 3 e 32 del 6 aprile del 2009.

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