Nelle carceri italiane ci sono 67.542 detenuti, 669 dei quali in regime di 41bis e circa 8mila nel circuito dell’alta sorveglianza. Lo rende noto Franco Ionta, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, intervenuto nell’audizione davanti alla Commissione antimafia.
I detenuti che attualmente sono condannati al cosiddetto carcere duro sono distribuiti in 14 istituti penitenziari, tra i quali Cuneo, L’Aquila, Milano Opera, Novara e Spoleto.
A questo proposito Ionta dichiara che vi sono due opzioni allo studio: “concentrare i 41bis in strutture dedicate o gestirli in modo promiscuo con altri detenuti. Entrambe le soluzioni hanno i loro pro e i loro contro”.
La concentrazione, infatti, potrebbe essere letta come un “mettere tutti assieme” favorendo i contatti tra i boss e con l’esterno, mentre metterli con i detenuti comuni potrebbe spingere questi ultimi a far da sponda con fuori.
“Si tratta di scegliere la soluzione migliore” conclude “ma in ogni caso nel nuovo piano carceri, consegnato al ministro della Giustizia, c’è la deflazione delle grandi aree urbane e l’implementazione delle strutture insulari”.
Nella sua relazione il capo del Dap, in riferimento all’inasprimento per il 41 bis previsto dalla Legge antimafia del 2009, ha affermato che non esiste una ricetta unica. “Bisogna salvaguardare la possibilità di contatto dei boss con l’esterno”.