Sulmona. “L’imminente attuazione del Decreto Lorenzin, da parte della Regione Abruzzo, comporterà per l’ospedale di Sulmona una vera e propria spoliazione in quanto verra’ declassato da ospedale sede di Dea (Dipartimento d’emergenza e accettazione, ndr) di I Livello a presidio ospedaliero di base e, pertanto, sara’ dotato soltanto delle Unita’ Operative di Pronto Soccorso, Anestesia, Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Radiologia e Laboratorio analisi”.
Lo afferma il ricercatore Aldo Ronci che parla di un “nuovo grido di allarme”. In particolare, dice, “saranno chiuse le Unita’ Operative di Cardiologia e Utic, Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria e Neonatalogia, Neurologia, Endoscopia e Laparoscopia chirurgica, Ematologia Oncologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Urologia, Allergologia, Anatomia patologica, Centro trasfusionale, Diabetologia, Diagnostica vascolare, Angiologia, Medicina nucleare, Nefrologia, Dialisi e Terapia fisica.
Per le Aree Interne Montane in via di spopolamento, la disponibilita’ dei servizi essenziali (scolastici, sanitari e dei trasporti) contribuisce ad aumentare il benessere dei residenti ed e’ la pre-condizione per l’innesco dello sviluppo locale in quanto garantisce il permanere della popolazione e incrementa l’attrattivita’ dei territori”. Sempre stando alle affermazioni di Ronci “La chiusura delle Unita’ Operative dell’Ospedale di Sulmona, costituira’ un ostacolo per qualsiasi strategia locale di sviluppo perche’ rendera’ incerte e insoddisfacenti le prospettive di vita degli individui che risiedono o vorranno venire a risiedere in questi territori; comportera’ per i residenti nel Centro Abruzzo (di cui uno su quattro ultrasessantacinquenni) un peggioramento della qualita’ della vita e li costringera’ a spostamenti lunghi, defaticanti e costosi verso l’ospedale dell’Aquila; determinera’ un progressivo ulteriore spopolamento e una crescente emarginazione del Centro Abruzzo.
Lo svuotamento dell’ospedale di Sulmona dipende dal fatto che il decreto Lorenzin prevede per i presidi ospedalieri di I livello un bacino di utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti. Ci troviamo di fronte a un tipico taglio lineare che la stessa Lorenzin ripetutamente dichiara di non voler applicare. Viene spontaneo chiedersi come mai – osserva il ricercatore – nessuno ha riflettuto al fatto che un bacino di utenza non può essere lo stesso nei territori della Pianura Padana o del Tavoliere delle Puglie e nei territori che si trovano sulla Dorsale Appenninica caratterizzati dalla presenza di piccoli comuni in via di spopolamento, in zone montagnose e con bassa densita’ abitativa. Si pensi alla Provincia dell’Aquila che ha il suo territorio tutto in zona montagnosa nella quale si trovano le tre vette piu’ alte dell’Appennino (Gran sasso, Maiella e Monte Velino).
Sicuramente – commenta infine Ronci – ci saranno in Italia numerosi altri territori montani che si troveranno nelle stessa situazione del Centro Abruzzzo che, pur avendone diritto, saranno privati dell’ospedale sede di Dea di I livello e insieme occorre creare una mobilitazione contro i tagli lineari del Decreto Lorenzin.